Svolta per tutti i lavoratori in smart-working: potrebbero avere questo rimborso

Per chi lavora in smart-working da ora c’è la possibilità di avere un rimborso mai sperato prima. Scopri di che si tratta.

Durante la pandemia lavorare in smart-working era diventata la normalità per buona parte degli impiegati e degli insegnanti, ma non tutti hanno smesso dopo. Ancora oggi per praticità o per scelta molti preferiscono mettersi al computer da casa invece di recarsi in ufficio. Non mancano neanche le realtà miste, dove gli impiegati si recano in sede sono alcuni giorni a settimana.

Un rimborso per chi è in smart-working
Se lavori in smart-working puoi avere diritto a un nuovo rimborso. – (curiosauro.it)

Può capitare anche che per motivi diversi anche chi lavora da remoto abbia ogni tanto la necessità di passare fisicamente in azienda. Ad esempio per ritirare dei vecchi documenti non salvati in forma digitale o intervenire di persona per una riunione. Ma a questo punto sorge un dilemma nel malaugurato caso in cui durante il tragitto si trovi coinvolto in un incidente.

Per chi lavora in presenza infatti se riporta dei danni percorrendo la strada fra la propria abitazione e il posto di lavoro si tratta di un caso di infortunio in itinere. Nonostante non si tratti di un incidente avvenuto durante l’attività lavorativa ciò che avviene su questa tratta è considerato alla pari di questo evento e quindi si è coperti dall’INAIL.

Un rimborso anche per chi lavora in smart-working

La ragione per cui il decreto sicurezza 81/08 ha introdotto l’infortunio in itinere è legato al fatto che il tragitto casa-lavoro si percorre 5 o 6 giorni a settimana. L’esposizione al rischio di incidente dovuto a un tamponamento o un investimento di conseguenza è frequente e non si può trascurare. Lo stesso vale quando è necessario assentarsi da lavoro per qualche ora.

Anche chi lavora in smart-working è coperto in caso di infortunio in itinere (curiosauro.it)

Il dubbio sul fatto che il diritto al rimborso riguardasse anche i lavoratori in smart-working lo ha chiarito un caso recente. Poco tempo fa infatti un’impiegata in modalità agile risiedente a Milano aveva infatti chiesto un permesso per recuperare il figlio da scuola Aveva perciò chiuso il computer ed era uscita da casa, ma durante il tragitto ha subito un infortunio al piede.

La donna a questo punto ha avviato la richiesta di indennizzo, che sebbene rifiutata in un primo momento dall’INAIl le è stato poi riconosciuto dalla Corte di Cassazione. Dato che la donna lavorava da casa infatti il suo caso è equiparabile all’incidente subito da un lavoratore che si assenti dall’azienda con un permesso per poi rientrarvi entro la giornata.

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