L’ammontare delle pensioni nel 2025, quanto si prenderà nel prossimo anno. Tutte le informazioni da considerare.
Si continua a parlare di pensioni che restano al centro del dibattito politico e nell’opinione pubblica. Il tema infatti è uno dei punti più delicati presenti nella Legge di Bilancio, considerando anche le strettoie imposte dalla scarsità di risorse finanziarie disponibili, necessarie per interventi strutturali. Regna quindi ancora un’incertezza evidente sulle prossime novità in campo pensionistico.
Ad essere ben più certe sono le anticipazioni sugli effetti del meccanismo di rivalutazione. Infatti indicazioni precise giungono dal Piano strutturale di bilancio, rispetto agli importi previsti a partire dal primo gennaio 2025 per i trattamenti pensionistici. Ricordiamo che ogni anno l’importo delle pensioni è ritoccato per adeguarsi al costo della vita, al fine di mantenere e preservare il potere d’acquisto delle prestazioni, evitando svalutazioni nel corso del tempo.
Pensioni, i ritocchi al via da gennaio 2025
Come accennato ogni anno è previsto incremento dei trattamenti in rapporto al tasso di inflazione registrato annualmente dall’ISTAT. C’è da dire che questi incrementi negli ultimi due anni sono stati limitati dal governo, per rientrare nei vincoli di bilancio. Infatti con indici inflattivi molto alti (8,1% nel 2022 e 5,4% nel 2023) è entrato in vigore un meccanismo a fasce con una riduzione parziale della rivalutazione per le pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo.
Per il 2025 tuttavia si parla di un ritorno a un meccanismo meno severo per i trattamenti più elevati con un recupero del potere d’acquisto a tre fasce. Nel particolare una rivalutazione del 100% del tasso di inflazione accertato per i trattamenti fino a 3 volte il minimo; una rivalutazione del 90% del tasso di inflazione accertato per i trattamenti tra 4 e 5 volte il minimo; una rivalutazione del 75% del tasso di inflazione accertato per i trattamenti oltre 5 volte il minimo.
Va ricordato che per l’anno 2025 il trattamento minimo è pari al 598,61 euro, quindi a 7.781,93 euro l’anno. Le soglie di riferimento sono quindi 2.394,44 euro e 2.993,05 euro mensili. Ora, il tasso di inflazione che probabilmente sarà utilizzato per la rivalutazione si posiziona tra l’1,6 e l’1,8%. Quindi nel complesso gli aumenti derivanti dal meccanismo di rivalutazione annua saranno certamente inferiori a quelli avuti negli ultimi due anni, quando l’inflazione è stata più alta.
Facciamo qualche esempio: la pensione di invalidità civile (attualmente pari a 333,33 euro) potrebbe attestarsi tra 338,66 e 339,33 euro. L’assegno sociale (534,41 euro) avrà un importo tra 542,96 e 544,03 euro. Una pensione di 700 euro sarà aumentata tra 711,20 e 712,60 euro. Una pensione da 1.000 euro al mese arriverà tra 1.016 e i 1.018 euro. Un trattamento da 1.500 euro crescerà tra 1.524 e 1.527 euro. Una pensione da 2.000 euro mensili arriverà tra 2032 e 2.036 euro. Una pensione da 2.500 euro arriverà a una cifra tra 2.539,83 e 2.544,81 euro. Infine un trattamento da 3.000 euro mensili lordi crescerà tra 3.047,01 e 3.052,89 euro.