Mai indossato i vestiti appena comprati in negozio? Ci sono alcune cose che faresti meglio a sapere prima di farlo di nuovo.
Quante volte abbiamo comprato con entusiasmo un paio di pantaloni all’ultima moda? Per non parlare di quella camicia irresistibile su cui avevamo puntato gli occhi da tempo. Magari non vedevamo l’ora di sfoggiare i nostri nuovi acquisti alla riunione del pomeriggio, dove ci avrebbero fatto fare un figurone. Del resto il tempo stringeva e anche la voglia di lavarli latitava alquanto.
Fatto sta che alla fine abbiamo ceduto alla tentazione di farci belli e ci siamo decisi a indossare i capi che avevamo appena acquistato in negozio. Tutto bene? Decisamente no, e adesso vedremo il perché. Il problema è che si fa presto dire “freschi di cartellino”. Ma pensiamoci bene: cosa ci stiamo mettendo addosso? Abbiamo considerato il fatto da un punto di vista igienico? Probabilmente – anzi, sicuramente – no.
Vestiti appena acquistati, perché è meglio non indossarli
Bisogna sapere che i vestiti appena acquistati si portano dietro un esercito di sporcizia composto da “elementi” poco raccomandabili come germi, batteri (pure fecali), sostanze chimiche, polvere, e così via. Il punto è che questi, in realtà, sono tutt’altro che nuovi. Intendiamo dire che prima che li adocchiassimo noi per settimane sono stati imballati in luoghi sicuramente poco igienici, talvolta pure a contatto con scarafaggi e cimici.
Senza contare il fatto che prima di noi ci saranno state decine di persone a provarli. In sostanza, nuovo e pulito nel caso dei vestiti non sono affatto sinonimi. Che rischio c’è a indossarli subito dopo l’acquisto? Per cominciare quello di contrarre dermatiti di ogni genere. Ma anche quello di fare un incontro ravvicinato con virus, norovirus, batteri Mrsa e gastroenteriti.
Uno scenario tutt’altro che teorico che da solo dovrebbe bastare a farci venire una voglia matta di farli fare un passaggio in lavatrice prima di metterli a contatto con la nostra pelle. Il discorso non cambia con le scarpe. E non parliamo dell’intimo o dei costumi da bagno (tipo bikini) o ancora della biancheria per la casa (a cominciare dagli asciugamani). Teniamo poi conto che spesso e volentieri i vestiti soltanto provati dai clienti e poi non acquistati vengono semplicemente rimessi dove si trovavano: negli scaffali.
Naturalmente senza alcun controllo o pulizia. Insomma, attenzione a pensare che un abito sia lindo solo perché un cartellino appiccicato sopra ci fa pensare che sia nuovo di zecca. Ce lo ricorda, una volta di più, una ricerca americana. A condurla è stato Philip Tierno, docente di microbiologia e patologia all’Università di New York. Lo studio ha esaminato alcuni capi d’abbigliamento messi in vendita da tre note catene commerciali Usa.
Non vi sorprenderà sapere che i vestiti analizzati avevano una carica batterica decisamente superiore a quella presente mediamente negli oggetti di uso quotidiano. Su tutti i capi esaminati i ricercatori hanno trovato batteri di ogni tipo (frutto delle secrezioni respiratorie e cutanee) e perfino dei residui fecali (nelle cuciture che coprono ascelle e natiche). Forse è meglio cancellare nella nostra mente l’ingenua equazione “vestito nuovo uguale vestito pulito”.