Uno studio ha rivelato quali erano gli alimenti di cui si cibavano gli uomini primitivi. Non è assolutamente come pensiamo noi
Se si pensa alla preistoria, probabilmente, ci si immagina le scene da film di uomini e donne che vanno alla ricerca di prede o di radici di cui cibarsi, in un ambiente inospitale e terroso, poco fertile.
Film, cartoni e videogiochi, infatti, cercano di riprodurre la preistoria in modo preciso, affidandosi però a certi cliché ormai presi come veri. In realtà, però, recenti studi sull’alimentazione dell’uomo della preistoria rivela tecniche e preparazioni specifiche: ecco di cosa si cibavano a quei tempi.
La cucina nella preistoria
La grande rivoluzione, nella lavorazione degli alimenti, avvenne con l’introduzione della cottura. Dopo la scoperta del fuoco, avvenuta 1.5 milioni di anni fa, gli uomini devono essersi approcciati anche alla cottura degli alimenti: sebbene non si sappia come, l’evento trasformò la società in modo irreversibile. A farlo notare è Claude Lévi-Strauss nel saggio Il crudo e il cotto (1964), ripreso poi dalla storica dell’alimentazione Agnese Portincasa.
“La prima cottura fu a fiamma viva, non ancora totalmente domata, e probabilmente il cibo sarà stato bruciacchiato” ha detto, spiegando poi che probabilmente l’uomo ha poi imparato ad usare pietre arroventate, per una cottura più lenta. Se la cottura arrivò ben presto, la bollitura invece è più tarda, anche perché necessita di strumenti come pentole e tegami per effettuarla.
Quando le tribù divennero sedentarie, si sviluppò la necessità di conservare gli alimenti. Nacque quindi la tecnica della salatura: gli archeologi hanno infatti ritrovato resti di pesci e di sale in alcuni recipienti di ceramica. Sempre circa 10.000 anni fa, gli uomini iniziarono anche a cucinare il pane: reperti rinvenuti nel Nord della Giordania, però, dimostrano che già 14.000 anni fa le società di raccoglitori effettuavano una prima forma di panificazione. Nel Paleolitico, infatti, le donne raccoglievano e macinavano orzo, farro e avena e li mescolavano poi con l’acqua, per poi cuocere l’impasto su una pietra arroventata.
I panettieri professionisti erano però gli egizi, che furono i primi ad introdurre una forma di lievitazione. “L’arte della panificazione, nell’antichità, era considerata un piccolo miracolo, gestito e custodito gelosamente” rivela, la storica dell’alimentazione. Sempre gli Egizi furono i primi a sfruttare la fermentazione dei cereali per produrre le prime birre, diventate poi la loro bevanda tipica: le prime tracce che ne confermano la presenza risalgono a 6.000 anni fa.
A 8.000 anni fa, in Medio Oriente e in Asia Meridionale, viene invece fatto risalire il formaggio. Fondamentale per la sua formazione è stata l’introduzione del caglio, una miscela di sostanze ricavate dallo stomaco di animali lattanti. “La scoperta della cagliatura avvenne probabilmente in maniera del tutto casuale” sostiene l’esperta, dimostrando ancora una volta come spesso le più grandi innovazioni sono casuali. L’olio di oliva, invece, sembra essere comparso attorno al 4000 a.C. in Medio Oriente, diventando poi un’eccellenza delle zone affacciate sul Mediterraneo.