La rabbia è un’emozione comune a tutti e che, almeno una volta nella vita, abbiamo manifestato palesemente. Ma perché ci arrabbiamo in realtà? A cosa serve?
Ce lo spiega la scienza attraverso uno studio che mette in evidenza le caratteristiche di questa emozione così forte, controversa, e a volte anche pericolosa se non la si sa gestire.
La rabbia può spingerci a fare gesti clamorosi ma anche molto rischiosi. Ma qual è la sua origine? A cosa serve? Cerchiamo di capirlo attraverso i dati delle varie ricerche scientifiche.
La funzione della rabbia
La rabbia, in genere, è un sentimento estremo e negativo perché fa perdere l’autocontrollo: fa dire frasi cattive e offensive al partner o al collega di lavoro o, peggio, spinge a compiere gesti pericolosi per noi stessi e per chi abbiamo di fronte.
Arrabbiarsi è piuttosto facile e può capitare in ogni luogo: dal lavoro ai mezzi pubblici, fino ad arrivare all’ambito familiare. Ma quando nasce la rabbia? Spesso quando ci sentiamo minacciati o per difendere il nostro territorio, oppure se percepiamo un’ingiustizia o una frustrazione dei nostri bisogni.
Le persone che si arrabbiano più spesso tendono a percepire gli eventi come negativi per loro, o comunque a dare sempre una prima interpretazione negativa di situazione che non sono così. Un esempio lo si ha quando un sorriso altrui viene visto come un segno di irrisione, anche se le intenzioni non erano provocatorie. Questo accade se la persona pensa che il suo interlocutore li voglia mancare di rispetto (magari per situazioni pregresse o per il ruolo che svolge n.d.r.).
È giusto manifestare la rabbia ma con le dovute cautele, perché la cosa migliore sarebbe quella di allenarsi all’autocontrollo. Durante una ricerca sull’argomento, è stato chiesto ai volontari di modificare il loro comportamento per due settimane: alcuni avrebbero dovuto cambiare il loro modo di parlare, evitando forme gergali e usando un lessico corretto, altri, invece, avrebbero dovuto migliorare le loro postura sia in piedi che da seduti.
I risultati
Trascorsi i 15 giorni, l’autocontrollo era aumentato su tutta la linea: i partecipanti erano cioè più resistenti alle frustrazioni e alle tentazioni. Questi risultati lasciano supporre che, esercitandosi, il carattere si rinforzi. Nonostante l’autocontrollo si possa migliorare con l’allenamento, esso risente sempre dello stress. Se la nostra forza di volontà, infatti, è già stata messa alla prova da un periodo di superlavoro o altro, diventa difficile restare padroni di sé e non resistere a qualche tentazione.
Lo dimostra anche uno studio della Monmouth University (Usa) su persone sentimentalmente impegnate: coloro a cui era stato vietato dagli sperimentatori di mangiare dei biscotti appena sfornati, subito dopo erano più inclini a flirtare via chat con uno sconosciuto. Dover resistere ai dolci aveva indebolito il loro autocontrollo.
Quando le proprie risorse sono esaurite si diventa anche più aggressivi. È stato dimostrato che, dopo una giornata pesante, si è più suscettibili alle critiche del partner e più insofferenti ai suoi difetti. Mandarsi al diavolo, in questi casi, è un attimo!
La rabbia buona
Esiste, però, anche una rabbia buona, quella che ci aiuta a reagire e a risolvere situazioni spesso intricate. È l’emozione che nell’evoluzione ha aiutato i nostri antenati a difendere se stessi e la prole dalle minacce dell’ambiente, e che li spingeva all’attacco e non alla fuga.
Questo tipo di rabbia positiva è anche quella che dà l’energia giusta per abbattere l’ostacolo che ci impedisce di realizzare un bisogno o un desiderio. Scatta in noi quando ci sentiamo defraudati di qualcosa, o quando non accettiamo un’ingiustizia. È una rabbia, quindi, che ci permette di avere la forza per affermare i nostri valori e i nostri diritti, spesso associata anche ad un senso di ottimismo e vitalità. Insomma, un’emozione questa da assecondare, quando si presenta, e non da controllare!