Anche quest’anno per il 19 settembre è avvenuto il prodigio: il sangue di San Gennaro si è sciolto. Ma cosa si nasconde dietro uno dei miracoli più affascinanti del cattolicesimo?
Ci sono dei santi che più di altri non solo rappresentano la città d’appartenenza, ma sono esso stessi città. Immaginare, infatti, Napoli senza San Gennaro e l’enigma del sangue che si scioglie, priverebbe il capoluogo partenopeo di quella stessa magia che in parte contraddistingue e rende unica Napoli.
Tra sacro e profano, santo e maledetto, luce e buio, Napoli si “spacca”. Vive nel suo realismo magico, in cui la realtà fa a botte con la magia, restituendo l’immagine di una città logora, ma profonda, pesante, ma folle. E in tutto questo, trova il suo spazio anche San Gennaro e il suo prodigio, unico nel suo genere.
Tutti, infatti, sappiamo bene del sangue del santo che si scioglie in tre occasioni particolari: il 16 dicembre, il sabato che precede la prima domenica di maggio, quando il corpo del santo è stato trasferito da Pozzuoli a Napoli e il 19 settembre. Solo qualche giorno fa si è festeggiato il santo patrono di Napoli che ha compiuto, ancora una volta, il miracolo.
Il sangue di San Gennaro è conservato in un’ampolla custodita nel Duomo e sempre e solo in queste tre occasioni passa dallo stato solido allo stato liquido. In molti, però, si sono chiesti non solo se sia davvero il sangue del santo, ma se dietro a uno dei misteri religiosi più affascinanti al mondo, in realtà ci sia più un tocco umano che non divino. Ma come stanno davvero le cose?
E’ vero che il sangue di San Gennaro si scioglie?
Tralasciando il dogma e la fede, è più che lecito chiedersi se in realtà sia sangue quello contenuto nell’ampolla e come faccia a sciogliersi. “Il comportamento del sangue di San Gennaro però è imprevedibile. A volte si liquefa subito all’uscita dalla cassaforte o addirittura dentro. Davanti a papa Ratzinger ritengo di avere mosso a sufficienza le ampolle, ma il sangue non si è sciolto. Ed era il papa”, ha chiarito il Monsignor Vincenzo De Gregorio che si occupa da 12 anni del prodigio.
Ma siamo sicuri sia un prodigio? Proprio per questo, come riportato da Focus, lo studioso Luigi Garlaschelli e il suo team di ricerca al CICAP hanno provato a capirne qualcosina in più, ricreando proprio la stessa “sostanza”. I ricercatori, infatti, hanno ottenuto lo stesso liquido color sangue tramite la molisite, un minerale sul Vesuvio, carbonato da calcio e sale da cucina.
Alla base quindi del prodigio, ci sarebbe la scienza: le proprietà tissotropiche – da solido a liquido e viceversa – della sostanza ottenuta in laboratorio, infatti, hanno dimostrato come questa possa passare dallo solido a liquido, se agitata. Proprio come la reliquia col sangue di San Gennaro.