Apple e Samsung sotto attacco. Ormai è chiaro a tutti come la loro politica sia farci spendere di più, al pari dei vestiti.
Diciamo pure come non sia una verità sconvolgente, ma solo la più elementare lezione di Marketing. Le aziende stanno bene se fatturano e vendono sempre di più. Ma non basta. Ciò che conta è avere abbastanza utili da poter reinvestire per alimentare questo processo di crescita continua e campagne pubblicitaria ad hoc, indirizzate a noi consumatori che non possiamo fare nulla, se non prenderne atto.
Che l’azienda sia statunitense o sudcoreana, poco cambia. Lo spirito del consumismo, a tratti quasi ossessivo-compulsivo, è linfa vitale per grandi colossi come Apple e Samsung, rivali ormai storici della telefonia. E per quanto facciano parte di due schieramenti ben diversi, da una parte iOS e dall’altra Android, l’obiettivo è comune: farci spendere di più. Ma come?
Se l’è chiesto il ‘New York Times’ che in un articolo ha sottolineato il consumo pervasivo e passivo a cui ormai siamo abituati. A meno che non spendiate cifre astronomiche per il vostro smartphone – e anche in quel caso non è detto che ne siate del tutto esenti – ogni 2/3 anni siete “costretti” a cambiare il cellulare che non dà più segnali di vita.
La strategia per farci spendere di più di Apple e Samsung
Chi di voi ha sempre lo stesso smartphone da 4 anni, può ritenersi un miracolato. Il resto dei cellulari, soprattutto di quelli di fascia economica, sono proprio progettati per smettere di funzionare entro un tot di tempo. E dietro questa scelta si nasconde la volontà precisa dell’azienda di non poter nemmeno aggiustare il telefono nel caso in cui uno dei suoi componenti si dovesse rompere.
Ma aggiustare non è la parola d’ordine. Proprio per questo, Apple e Samsung fra tutte ogni anno presentano modelli su modelli avanzati e aggiornati che differiscono magari di una virgola, sufficiente però a rendere lo smartphone in possesso un vecchio modello destinato a rompersi. La maggior parte dei gadget, ad esempio, è sigillata ermeticamente e anche fotocamere e schermi sono soggetti ad aggiornamenti programmati. Stiamo parlando di due anni per un modello Android e di quasi cinque anni per un iPhone.
Raggiunta la scadenza, il telefono è da buttare, aggiustarlo non servirebbe a nulla. A confermare questa scomoda ma scontata verità è stato anche Don Norman, ex vicepresidente per la tecnologia avanzata di Apple. Chi produce smartphone, infatti, lo fa come se fossero ormai dei vestiti che vanno bene e sono alla moda solo per una stagione.
Ma non solo. Ogni anno, sempre secondo Don Norma, i dispositivi diventano intenzionalmente sempre più difficili da riparare, proprio in virtù del fatto che quel modello deve essere unico, non sostituibile o aggiustabile, portando il consumatore a dover comprare per forza un nuovo cellulare se vuole restare connesso col mondo.