Tutte le nonne d’Italia hanno una missione ben precisa nella loro vita: far mangiare i nipoti fino allo sfinimento. Ma perché non riescono a pensare ad altro, se non a rifocillarci?
Dio benedica le nonne, una vita senza di loro sarebbe vuota, con meno amore e sicuramente meno chili. I chili, però, sono un compromesso che siamo disposti ad accettare. Niente è più bello, infatti, del ragù della domenica – preparato già dalle prime ore dell’alba – o le cotolette fritte e che sanno di colesterolo immediato. Ma alla fine, cosa c’è di meglio?
In realtà, per quanto possiamo alla fine lamentarcene, nulla. Le nonne dovrebbero essere patrimonio dell’umanità: attente ad ogni minimo dettaglio, sempre premurose e generose e pronte a farci comprare quei famosi 50 euro di gelato, sono i capisaldi della nostra famiglia. Tuttavia, noi nipoti, anche se mangiassimo sempre porzioni esagerate, saremo sempre troppo sciupati per loro.
Ed ecco quindi che la domanda di rito che accomuna la nonna di Bolzano e quella di Catania si palesa in tutto il suo magnificente splendore: “Hai mangiato?”. In realtà, a loro nemmeno importa la risposta. Potremmo anche affermare di aver appena finito di mangiare un Big Mac con una porzione extra large di patatine e una pizza. Ma ormai è troppo tardi.
Col suo fidato grembiule e istinto di sopravvivenza della specie, la nonna è già davanti ai fornelli e nulla potrà dissuaderla dal preparare un piatto di spaghetti, meglio se con melanzane fritte e ricotta salata. Insomma, una piccola fetta di paradiso solo per noi, i grandi privilegiati del mondo. Ma perché le nonne non hanno altra missione nella loro vita, se non farci mangiare sempre? Finalmente la scienza ha trovato una risposta!
Nel 2012 i ricercatori Ellinor Edfors e Albert Westergren provarono a spiegazione le implicature psicologiche legate al cibo per le persone più anziane. Le nostre nonne, infatti, non sono cresciute nel benessere, ma in un’Italia che ha conosciuto la fame, il fascismo e il doversi accontentare di quello che si aveva, benedicendo quel giorno fortunato perché si poteva mangiare.
In altre parole, private nella loro infanzia di uno dei diritti inalienabili dell’uomo, ovvero vivere dignitosamente, nelle persone anziane resta sempre insito un sentimento costante rabbia, mancanza e privazione. Ecco perché per qualsiasi nonna italiana diventa una questione di fondamentale importanza sapere che noi mangiamo. Come diceva la scrittrice inglese Virginia Woolf, “Non si può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non si è mangiato bene”.
La fame, quella vera, profonda e viscerale, segna inevitabilmente le persone e chi l’ha provata sa bene quanto possa essere devastante. Preparare da mangiare diventa quindi una dimostrazione d’amore, d’affetto e cura smisurata e proprio per questo noi amiamo tantissimo le nostre nonne.
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