La novità è di quelle che potrebbero lasciare tutti a bocca aperta, perché non capita spesso di sentir dire che la busta paga sarà più cospicua. Ci dobbiamo credere davvero?
Arriva il decreto Aiuti bis e la busta paga è destinata ad aumentare per la gioia di tutti i lavoratori. Ma sarà vero? Di quanto cresceranno gli stipendi col taglio del cuneo fiscale?
Il taglio previsto era dell’1%, ma la versione finale del decreto farebbe salire la percentuale all’1,2% per i redditi fino a 35mila euro. Questa sforbiciata va ad aggiungersi allo sgravio contributivo dello 0,8% attualmente in vigore, ed è stata introdotta con la legge di bilancio valida per tutto il 2022, con un taglio finale che si assesta al 2%. Lo scopo del provvedimento è quello di aumentare gli stipendi e le pensioni da un lato, e dall’altro diminuire anche gli oneri delle bollette e delle accise sui carburanti. Tutto questo per aiutare le famiglie con un sostegno economico concreto, soprattutto per far fronte all’aumento dell’inflazione che ha causato l’aumento dei prezzi e la diminuzione del potere di acquisto.
Una busta paga che aiuterà gli italiani
Il provvedimento di cui stiamo parlando è l’ultimo del governo Draghi, che dovrà essere esaminato in parlamento da metà settembre per la conversione in legge. L’aumento è dello 0,2% e si riferisce ai periodi di busta paga che vanno dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022. Il ministro dell’Economia Franco ha dichiarato che il taglio del cuneo fiscale ha un onere per la finanza pubblica netto di 1,2 miliardi. Facendo dei conti, significa che per ogni mille euro di stipendio ci sono circa 10 euro in più (lordi) al mese. L’aumento reale in busta paga sarà quindi evidentemente modesto, soprattutto per i lavori discontinui e per quelle retribuzioni basse, ma sarà sempre meglio di niente.
Il ministro Franco durante la conferenza stampa di presentazione del decreto Aiuti bis spiega che:
“Quanto alle politiche sociali, si dispone la riduzione del cuneo fiscale in favore dei lavoratori dipendenti per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2022, inclusa la tredicesima. Si prevede inoltre l’anticipo al 1° ottobre 2022 della rivalutazione delle pensioni e l’estensione del “bonus 200 euro” a lavoratori attualmente non coperti. Oltre a questo, ci sarà il rifinanziamento per 100 milioni di euro nel 2022 del Fondo per il sostegno del potere d’acquisto dei lavoratori autonomi.”
I sindacati non sono d’accordo col provvedimento e lo reputano una vera e propria elemosina, soprattutto per i lavoratori a salari bassi. Questi, infatti, andranno a guadagnare al massimo 6 o 7 euro lordi al mese su stipendi annuali che a volte non raggiungono i 10 mila euro. E perché, ci si chiede, dei 14,3 miliardi stanziati dal decreto per dipendenti e pensionati se ne sono usati solo 2,7 miliardi? Per chi verrà utilizzata la rimanenza? Chissà che prima o poi qualcuno ce lo spieghi.