Un fantasma può testimoniare durante un processo? In America è successo, nel 1897. E ancora oggi si parla dell’incredibile caso dello spettro testimone d’inchiesta, conosciuto col nome di fantasma di Greenbrier. L’entità apparteneva a una giovane donna deceduta: Elva Zona Heaster Shue, ragazza originaria della contea di Greenbrier, nel West Virginia, assassinata appunto nel 1897.
La morte di Elva fu rubricata come decesso per cause naturali. Ma, durante il processo indetto dalla contea su denuncia dei parenti di Elva contro il marito di questa, qualcosa cambiò. Il giudice ascoltò la madre della vittima, Mary Jane Heaster. E la sua testimonianza lasciò tutti a bocca aperta.
Un fantasma che testimoniò durante un processo
Mary Jane affermò che lo spirito di sua figlia le aveva rivelato la vera causa della sua morte. Elva era apparsa in sogno a Mary Jane e le aveva descritto tutta la dinamica dell’omicidio, rivelandole il nome del colpevole: suo marito, il fabbro Erasmus Stribbling Trout Shue. “Non posso accusare un uomo in un processo sulla base della testimonianza di un fantasma” si lamentò il giudice. Ma lo stesso, ascoltando meglio la versione di Mary Jane, si convinse a ordinare un’autopsia.
Secondo il fantasma di Elva, Erasmus era un uomo violento e dedito all’alcol. Elva non era la sua prima moglie: era la terza. E anche la seconda consorte era morta in circostanze misteriose. Tutti però pensavano che la ragazza fosse morta a causa di una gravidanza difficile. E lo stesso pareva fosse successo a Elva.
La risposta del giudice
La madre della vittima si spese moltissimo per far sì che il giudice John Alfred Preston prendesse in considerazione il suo punto di vista, ossia ciò che le aveva raccontato il fantasma della figlia. E in qualche modo riuscì a convincerlo. Non possiamo ovviamente sapere se Preston si fosse lasciato persuadere per motivi di superstizione, tuttavia egli ordinò una nuova autopsia e riconvocò il marito della donna defunta. Venne fuori che il dottor Knapp, incaricato di accertare le cause della morte di Elva, non avesse effettuato un esame completo del cadavere. Ecco perché ci fu la riesumazione.
Il corpo della vittima fu esaminato il 22 febbraio 1897 nella locale scuola di un’aula. L’autopsia durò più di tre ore e rivelò che il collo della giovane era stato rotto. Anche la trachea appariva schiacciata. Quindi la donna era stata soffocata: proprio come aveva detto il fantasma intervenuto, indirettamente, nel processo. Così Shue fu arrestato e mandato a morte.