C’è una differenza fondamentale fra pettegolezzo e gossip. Lo scambio di informazioni e pareri chiamato pettegolezzo è infatti un comportamento sociale diffuso in tutte le culture umane. Si riscontra fra le comunità più piccole e chiuse e quelle più grandi e complesse, e riguarda tutti gli uomini e tutte le donne che fanno parte della società. Il gossip, invece, si concentra su VIP e personaggi pubblici, sottintendendo una forma di patologica curiosità nei confronti della vita privata di gente famosa.
Da un punto di vista antropologico il pettegolezzo ha un fine culturale ed evolutivo: serve a rimarcare i confini del gruppo, a instaurare una conoscenza più approfondita fra gli individui della comunità, anche se troppe chiacchiere possono spesso portare a crisi e litigi. Il gossip, invece, è pura distrazione. Attrazione verso lo scandalo e la cronaca rosa.
Robin Dunbar, antropologo ed evoluzionista inglese, crede che il pettegolezzo si sia diffuso fra i primi uomini come legante culturale nei primi gruppi in costante crescita demografica. Per sopravvivere, gli individui hanno sentito l’istintivo bisogno di creare alleanze, di capire di chi fidarsi e chi no. Tuttavia nei gruppi numerosi era di fatto impossibile tenere d’occhio tutti i membri della comunità. Per questo agli sguardi diretti si è sostituito il linguaggio. Parlare e sparlare di persone non presenti sarebbe gradito all’essere umano in quanto gli offrirebbe sicurezza, illusione di fiducia e di confidenza. Secondo Dunbar, quindi, il pettegolezzo è molto simile allo spulciarsi a vicenda delle scimmie. Un’attività rilassante e che dona piacere mentre rinsalda i legami fra gli individui.
Ma il gossip, nella sua accezione contemporanea, ha poco a che fare con il pettegolezzo inteso come interazione sociale. Parlare e sparlare dei personaggi famosi ha più a che fare con una proiezione fantastica, ovvero con un’astrazione culturale. E in questo senso il gossip, inteso come notizie scandalistiche riprese da giornali, tv e siti internet, avrebbe la stessa funzione catartica di un’antica tragedia greca o di un romanzo ottocentesco. Ci allontana per un attimo dalla meschina realtà in cui siamo gettati e dai nostri problemi quotidiani, e ci mette di fronte a drammi umani attraverso una rappresentazione, più facile da sopportare e più bella da contemplare.
Insomma, il gossip ci fa bene. Ed è per questo che piace così tanto. L’essere umano lo ha sempre praticato. Gli antichi Romani erano in questo senso dei professionisti del gossip e sapevano renderlo artistico. Gli epigrammi di Marziale non sono altro che “inciuci”. E molte pagine di storia (in Tacito, per esempio) sono fatte di puri pettegolezzi. Ma il vero e proprio boom di questa consuetudine sociale si è avuta in Inghilterra, in periodo vittoriano, quando la società chiusa in vecchie tradizioni ma curiosa e vogliosa di spingersi almeno a parole fuori dai limiti consentiti dall’educazione e dalle regole sociali.
Una ricerca portata avanti dall’University of California a Berkeley sostiene che sparlare di un terzo individuo o avvisare un conoscente dell’altrui disonestà allevia lo stress quotidiano. Quindi, dal punto di vista scientifico, è ormai noto che il pettegolezzo abbia un effetto rilassante sull’uomo: è uno sfogo. In tal senso il gossip è un pettegolezzo che unisce il piacere dello sfogo al sogno, all’incantato riferimento a personaggi eroici o interessanti. Gli scandali ci fanno impazzire!
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