Come nasce il prurito? Come mai certi fenomeni riescono a scatenare sulla nostra pelle una fortissima sensazione di disagio e a farci venire la voglia di grattarci? Basta il contatto di un tessuto su una parte del corpo. O una mosca che si poggia sul dorso di una mano… Ma cosa avviene più in profondità? Alcuni ricercatori dello Scripps Research Institute, in California, hanno voluto studiare da più vicino il meccanismo alla base di questa dinamica. Hanno ipotizzato che il prurito possa essere connesso all’azione di una proteina…
E, in effetti, hanno trovato qualcosa di molto interessante. Un vero e proprio interruttore. Ovvero una chiave che fa scattare la reazione. Si tratta di una proteina, la Piezo1, che agisce come una fotocellula, ovvero un sensore. Appena attivata, invia un segnale al cervello per far scattare il riflesso di grattarsi.
Dietro questa ricerca, all’apparenza marginale, c’è un premio Nobel, ossia Ardem Patapoutian, che nel 2021 si è portato a casa il riconoscimento scientifico insieme al collega David Julius per la scoperta della Piezo1 e della Piezo2. Gli studi sul prurito sono precedenti, ma l’articolo su questa ricerca è comparso solo a inizio 2022 su Nature. La speranza è che tale indagine possa aprire la strada alla sintesi di farmaci contro il prurito, per pazienti che soffrono di eczema e altre patologie.
La prima cosa che ha fatto il gruppo di ricerca guidato da Patapoutian è stata investigare la natura reale del prurito. La domanda di base era: questa sensazione nasce da uno stimolo meccanico (per esempio un tocco) o chimico (una reazione)? La risposta è che il prurito può essere sia chimico (generato da reazioni allergiche e dall’azione di sostanze come l’istamina) che meccanico (dovuto al contatto con la pelle). Lo stimolo chimico è legato all’attivazione del recettore Piezo2. Quello meccanico, invece, sarebbe associato alla proteina Piezo1.
Per capirlo i ricercatori hanno sottoposto dei topi da laboratorio (in cui erano state attivate più proteine di tipo Piezo 1) al contatto con sottili e fastidiosi filamenti. Ebbene, nei roditori in cui la proteina Piezo1 era particolarmente attiva, la sensazione di prurito e il bisogno di grattarsi erano più evidenti. I topi con una ridotta quantità della proteina si grattavano molto meno. Ecco perché gli scienziati hanno capito che è questa proteina, una volta attivata, a far partire una serie di processi fisiologici attraverso cui il segnale viene comunicato dapprima ai neuroni a livello periferico, e poi al cervello.
Sembra strano, ma è la prima volta che studiamo da così vicino il meccanismo del prurito meccanico. E capiamo che i due canali di attivazione, cioè quello chimico e quello meccanico, seguono percorsi differenti. I ricercatori hanno anche capito che quando cresce il prurito meccanico non è detto che cali quello chimico, e viceversa. E ciò prova che i due percorsi possono sovrapporsi e confondersi.
Bloccando la proteina Piezo1 potremmo quindi alleviare la fastidiosa sensazione di prurito che tormenta moltissime persone. Quindi potrebbero nascere nuove opzioni terapeutiche, anche contro il prurito dovuto ai morsi di zanzara.
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