Come possiamo definire il solletico? Si tratta di un’azione fisiologica involontaria causata dal tocco su una parte sensibile del corpo. Negli uomini provoca il riso, negli animali invece contrazioni e spasmi. Ma non è per forza un’esperienza piacevole: non a caso esiste anche la tortura del solletico.
Gli psicologi interpretano il solletico in due categorie di sensazione: knismesis e gargalesis. E poi si è soliti separare lo stimolo piacevole da quello fastidioso, dato che l’esperienza può assumere le connotazioni dell’abuso subìto.
Come il solletico diventa una tortura
La knismesis è una sensazione un po’ fastidiosa causata da un leggero movimento sulla pelle. Tipo quello di un insetto che si posa sulla cute. Ed è comune in molti animali. Se accarezzati in un certo modo, gatti e cani esprimono contrazioni ritmiche riflessive delle zampe posteriori. Lo stesso vale per cavalli e altri animali.
La gargalesis provoca invece risate grazie a una pressione più forte e profonda o insistita di parti delicate del corpo. Si pensa che queste reazioni siano limitate all’uomo e ad altri primati. Ma alcuni scienziati pensano che anche i ratti possono essere solleticati in questo modo.
La tortura del solletico nasce appunto da un abuso di questo meccanismo per rendere la tipica risposta di piacere in un’esperienza violenta o di sopraffazione. In una situazione di solletico, la risata può indicare un riflesso di panico piuttosto che una risposta di piacere. La tortura del solletico è stata quindi spesso utilizzata come metodo di interrogatorio o di punizione.
Forme antiche di abuso
Nel Medioevo si era soliti cospargere le piante dei piedi di una vittima di sale, far far sì che una capra le leccasse provocando un solletico insopportabile per ore. Una volta che la capra aveva leccato tutto il sale, i piedi della vittima venivano di nuovo salati… una testimonianza di questa pratica è contenuta nel Tractatus de indiciis et tortura del 1502 a opera del giurista e monaco italiano Francesco Bruno di San Severino.
In Cina e in Giappone le autorità infliggevano spesso questo tipo di tortura usando piume e olii. In Giappone era in uso un trattamento chiamato kusuguri-zeme ossia il “solletico spietato”. E spesso le vittime ridevano tanto da svuotare le viscere o collassare. Secondo leggende seicentesche nipponiche, c’era anche chi ne moriva.
Ancora oggi il solletico si segnala come una manifestazione di abuso fisico tipico delle relazioni infantili. Lo scopo è quello di provocare reazioni fisiologiche estreme nella vittima, come il vomito, l’incontinenza urinaria o la perdita di conoscenza.