Le shitstorms sono l’ultima, terribile gogna mediatica, una gogna che miete moltissime vittime tra chi è più debole. Cosa si può fare per fermare quest’onda che porta morte e distrugge la vita di molte persone? È necessario intervenire in modo tempestivo.
Come ben sappiamo da anni, Internet è stata una scoperta che ha permesso di ottenere tanto di positivo ma, come in ogni rovescio della medaglia, ha tirato fuori anche il peggio, soprattutto dalle persone. Un esempio sono le shitstorms, delle vere e proprie gogne mediatiche che uccidono.
Le shitstorms che uccidono
Le shitstorms sono come delle potentissime onde che crescono e, piano piano, diventano delle tempeste inarrestabili. Sono fatte di critiche che possono trasformarsi in attacchi violentissimi, che spesso hanno portato le persone a gesti estremi, come quello di togliersi la vita. Ma come ci si può difendere da un fenomeno così dilagante soprattutto a causa del web?
Innanzitutto, bisogna individuare il punto di partenza. Spesso una shitstorm inizia da qualcosa di molto semplice e di molto inaspettato, come un normale commento (uno senza insulti) magari fatto sul profilo di un personaggio famoso. A questo punto, una volta reso pubblico lo scritto, arriva qualcuno che lo legge e lo commenta in modo cattivo, rabbioso o con insulti alla persona che lo ha scritto. E così parte la tragedia, perché le informazioni corrono veloci sui social e da un momento all’altro si può diventare il bersaglio dell‘odio universale. Tutti noi lo possiamo diventare!
Conseguenze estreme
Ma non si tratta solo di commenti sui social, perché le shitstorms possono scatenarsi anche a causa di una frase pronunciata male in Tv, una campagna pubblicitaria sbagliata o provocatoria, e persino in casi di omonimia. Le conseguenze psicologiche di chi si trova ad affrontare queste situazioni sono molto pesanti e possono portare a gesti estremi.
Come nel caso di Hana Kimura, la wrestler giapponese che, per colpa di una sfuriata fatta ai suoi coinquilini maschi durante il reality show Terrace House (una sfuriata peraltro comprensibile, visto che le avevano rovinato l’attrezzatura da wrestling) è finita in una tempesta sui social che l’ha portata a suicidarsi il 23 maggio 2020, all’età di 22 anni. C’è da augurarsi che venga messo un freno al dilagare di questa cattiveria. Alcuni social lo stanno già facendo, moderando o eliminando certi profili e certi commenti. Peccato che ancora non esista il tasto… elimina certi soggetti che scrivono senza sapere di cosa stanno parlando!