Di certo avrete già sentito parlare del fenomeno delle case a 1 euro. Paesini spopolati, borghi remoti o località privinciali mettono in vendita immobili a un prezzo simbolico per attirare nuovi abitanti e ridare vita a territori dimenticati.
Ormai si trovano dovunque: sulle Alpi e nelle campagne toscane, sulla costa campana e in Sicilia… E spesso si tratta di abitazioni caratteristiche inserite in contesti davvero amabili e ameni. Ma conviene davvero accostarsi a simili offerte?
Case a 1 euro: come funziona il business e perché non sempre conviene
Partiamo con il dire che nessuna fra le case vendute a 1 euro costa davvero un solo euro. In quasi tutti i bandi l’acquirente è obbligato a pagare le spese notarili e una cifra standard per iscriversi al programma indetto dell’amministrazione. E così volano via già le prime migliaia di euro. Il più delle volte, poi, chi si impegna ad acquistare la casa deve sottocrivere anche un progetto di ristrutturazione. Senza ristrutturazione, niente casa…
Le offerte che rientrano sotto l’etichetta di case a 1 euro variano da paesino a paesino. C’è chi pretende che l’acquirente si trasferisca nel borgo e chi chiede che l’immobile sia ristrutturato secondo parametri molto rigidi… C’è l’offerta che oltre al canonico 1 euro chiede alcune migliaia di euro per la stipula del contratto di vendita.
I Comuni cercano di sfruttare gli incentivi europei e di collegare ogni vendita a un progetto di recupero urbanistico più o meno sistematico. Dunque, in linea teorica, i progetti delle case a 1 euro sono sempre connessi a una riqualificazione più estesa del borgo o della cittadina. Eppure, il più delle volte, queste case si trovano in contesti molto disagiati. Ovvero in luoghi mal collegati, senza servizi essenziali, senza linea telefonica e con vari altri problemi strutturali. Fare grandi affari, insomma, è un po’ complicato…
Investire… ma a che fine?
Chi si accosta a queste offerte pensa che investendo poche migliaia di euro nella ristrutturazione possa ottenere una casa di valore. Un immobile in cui trascorrere le vacanze o da rivendere oppure in cui avviare un’attività, tipo bed & breakfast. Ma, come abbiamo detto, molte di queste offerte non permettono che l’immobile sia poi usato come seconda casa o come attività ricettiva. Altri bandi impediscono che la casa sia rivenduta per trenta, quaranta o cinquant’anni dopo il primo acquisto.
Insomma, quando vi lasciate incantare da qualche offerta di casa a 1 euro in un graziosissimo borgo medievale disperso fra i colli, ricordatevi che la spesa reale da sostenere non sarà mai di solo un euro. E tenete presente che l’iter burocratico da affrontare sarà lungo e snervante.