L’Out of Body Experience (OBE) è la sensazione di evadere dal proprio corpo fisico. Ne parlano spesso mistici, parapsicologi e amanti delle scienze occulte. Per la scienza si tratta di un’allucinazione o di una percezione distorta. Ma alcuni ricercatori del Politecnico Federale di Losanna in Svizzera dicono di essere riusciti a indurre una simile sensazioni in alcuni volontari…
I santoni indiani e i mistici della tradizione cristiana riescono a concentrarsi attraverso la meditazione o la preghiera per allontanare il proprio spirito dalla “prigione” del corpo. La tradizione sciamanica riesce a sperimentare tale condizione utilizzando droghe… E i parapsicologi si affidano invece all’ipnosi. Esperienze del genere sono comuni anche a coloro che arrivano vicini alla morte o si svegliano da un coma.
Una Out of Body Experience riprodotta in laboratorio
Finora la scienza non si era mai preoccupata di studiare da così vicino o di giustificare le Out of Body Experience. Innanzitutto perché tali viaggi spirituali presuppongono l’esistenza di un’anima, che è una sostanza in cui la scienza non crede affatto. E poi perché, da un punto di vista metodologico, è assai complicato stimare cosa avviene nella mente di un uomo.
Secondo le testimonianze di coloro che dicono di aver sperimentato una OBE, non si tratta solo di sentire lo spirito evadere dal corpo… C’è qualcosa di più. Quasi tutti affermano di essersi potuti guardare dall’esterno. Come se la loro coscienza si fosse sollevata in una proiezione virtuale del corpo, in grado di pulsare in sincronia con i battiti del cuore.
Dei ricercatori svizzeri hanno provato a ricreare questa precisa condizione. Per far ciò hanno coinvolto dei volontari e hanno cercato di indurli a una serie di Out of Body Experience. Ma come sono riusciti a proiettare la loro coscienze (o anime) al di fuori dei confini del loro corpo?
Esperienza extracorporea
Nel laboratorio di Losanna, i ricercatori hanno chiesto a diciassette soggetti di stare in piedi e di indossare un visore in cui veniva mostrato un video dei loro corpi visti di spalle, proiettandolo a due metri di fronte a ciascuno. Intorno al corpo virtuale si espandeva una luce simile a un alone, che pulsava secondo lo stesso ritmo cardiaco del volontario associato. Queste immagini, secondo gli studiosi, avrebbe dovuto rilassare e coinvolgere i soggetti, rendendoli capaci di proiettare un segnale interocettivo, cioè quello del proprio battito, all’esterno dei loro corpi.
Dopo sei minuti di questo strano spettacolo, i volontari hanno chiuso gli occhi e sono stati fatti arretrare di un metro e mezzo. Dopo i ricercatori hanno chiesto loro di tornare alla posizione precedente. E quasi tutti sono andati molto oltre: si sono spinti avanti di tre metri almeno, lambendo cioè l’immagine proiettata che avevano visto in precedenza.
Ciò significherebbe che i soggetti hanno alterato la loro propriocezione. Ovvero la loro percezione di sé nello spazio. Hanno dunque vissuto una vera esperienza extracorporea?
La psicologia e la neurologia ammettono l’argomento dell’esperienza extracorporea solo come forma di allucinazione o di difetto interpretativo. Quando per esempio un soggetto è sveglio ma si sente fuori di sé, e crede di poter fluttuare al di sopra al proprio corpo. Capita spesso agli epilettici, a chi ha subito danni cerebrali, ai pazienti anoressici, ai tossici e a chi ha il cervello intossicato da sedativi… Ed è indubbio che simili esperienze, anche se indotte sotto forma di illusione, possono aiutare alcuni soggetti a risolvere problemi di salute o psicologici.