Come fanno certi rettili a vivere più di 200 anni? Prendiamo le tartarughe, che dopo aver compiuto un secolo mostrano ancora un’integrità fisica invidiabile. Qual è il loro segreto? Studiando queste specie potremmo mai penetrare il mistero dell’eterna giovinezza?
Le tartarughe rivelano un tasso di invecchiamento molto, molto lento. Soprattutto in cattività, cioè quando hanno a disposizione cibo a volontà e non sono sottoposte al pericolo di essere catturate da dei predatori, alcune specie di tartarughe possono raggiungere età venerande senza mostrare alcun segno di invecchiamento!
Una nuova ricerca pubblicata su Science, a cura di Rita de Silva (biologa presso l’Universidade do Porto in Portogallo), mostra in che modo le tartarughe hanno imparato a sconfiggere l’invecchiamento. Il loro segreto, forse, sta nella vita comoda. Quando vivono in contesti favorevoli, senza stress e predatori (per esempio, uno zoo, un parco e una casa privata), alcune specie riescono a esprimere uno straordinario vantaggio evolutivo: non invecchiano.
Dunque è molto interessante capire perché non avvenga lo stesso pure nell’uomo, che da secoli ha abbandonato (almeno in certi casi) il mondo selvaggio e precario della natura per un habitat più favorevole. Forse le tartarughe hanno qualcosa in più? E cosa di preciso? Per gli etologi il segreto dell’eterna o prolungata giovinezza di questi rettili è il guscio… Ma un nuovo studio punta di più sull’addattamento a un contesto comodo.
Le tartarughe non solo vivono oltre i 200 anni ma restano anche in forma fino alla loro fine dei loro giorni. Invecchiano pochissimo: non perdono i denti, non rallentano (ulteriormente) i loro movimenti, non decadono dal punto di vista fisico… E per molti scienziati questa capacità è sempre apparsa come un mistero. Pensateci… È com’è se un uomo a novant’anni mostrasse un corpo e una mente da quarantenne.
L’uomo soffre enormemente la senescenza. Grazie alla medicina e al benessere riusciamo ad allungare la nostra vita ma non a limitare i segni e l’effetto della vecchiaia. Tutti andiamo incontro all’indebolimento progressivo del nostro organismo col passare degli anni. Con l’anzianità diventiamo più fragili, più deboli e meno lucidi. E per le tartarughe ciò non avviene. Oppure si verifica in modo limitato e quasi impercettibile.
Nello studio di cui via abbiamo parlato, i biologi hanno esaminato una cinquantina di specie in cattività, sfruttando i dati inseriti in un software zoologico in uso presso moltissimi bioparchi. E hanno così scoperto che circa il settantacinque percento delle specie di tartarughe in cattività mostra di soffrire l’invecchiamento in maniera minima. E questo significa che alcuni rettili invecchiano molto lentamente o non invecchiano affatto! Le specie più “giovanili” sono la tartaruga greca (Testudo graeca) e la tartaruga nera di palude (Siebenrockiella crassicollis).
E dunque pare che questi rettili abbiano imparato a sfruttare al massimo il benessere donato loro dalla cattività: si preservano attraverso il riposo, la sicurezza e il relax. Cosa che noi non sappiamo ancora fare.
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