Ti capita mai di sentirti osservato? Se ti trovi in mezzo a tanta gente, è probabile che qualcuno ti stia guardando davvero… Ma come mai, talvolta, subiamo questa impressione anche se siamo soli? Si tratta di una percezione errata, di una paranoia oppure di un segnale reale?
Il nostro cervello percepisce più di quello che riusciamo a concepire e sopportare. Se ci sentiamo osservati, molto probabilmente stiamo sperimentando una percezione reale e giustificata. Ma come facciamo ad accorgerci della presenza di uno sguardo nascosto?
Non possiamo parlare di sesto senso e nemmeno di narcisismo o di manie di persecuzione. Molto probabilmente, il nostro cervello ha colto alcune informazioni sensoriali sottili, senza però elaborarle a livello conscio. Vale a dire che vediamo qualcosa, lo riconosciamo, ma poi non lo realizziamo fra le immagini processate nella corteccia visiva.
La corteccia visiva è un’area situata nella parte posteriore del cervello dove passano tutte le immagini raccolte dal nervo ottico. Queste immagini verranno poi elaborate, ordinate e infine avvertite, cioè collegate a un significato. Ma questa corteccia è soltanto la punta dell’iceberg. Le informazioni visive sommergono il cervello e occupano decine di aree diverse, ciascuna deputata a una funzione specifica. Fra tutte queste immagini la nostra razionalità si focalizza soprattutto su quelle che occupano la corteccia visiva primaria. Ora però sappiamo che questa zona contiene soltanto una piccola percentuale delle immagini colte dagli occhi ed elaborate dal cervello.
Come lo sappiamo? Lo abbiamo scoperto studiando un paziente svizzero, operato nell’ospedale di Ginevra, che aveva perduto la funzione totale della corteccia visiva primaria in seguito a una lesione grave. Tale paziente era affetto dalla cosiddetta cecità corticale: non riusciva a vedere, anche se i suoi occhi funzionavano correttamente. Ma i ricercatori si sono accorti che quest’uomo, che avrebbe dovuto essere incapace di distinguere qualsiasi immagine, stava tornando piano piano a vedere. Prima rispondeva a stimoli visivi di movimento, poi allo spostamento di puntini luminosi, infine anche immagini più statiche. E com’era possibile?
Il cervello dell’uomo stava imparando a gestire le altre immagini disperse nel cervello, ovvero quegli stimoli che vengono immagazzinati in altre aree del sistema nervoso centrale, ma che di solito rimangono inconsci. Nel caso specifico, il paziente mostrava un’amigdala parecchio sviluppata.
Dire però che quest’uomo abbia imparato a vedere ciò che è apparentemente invisibile è sbagliato. Perché tale facoltà non può essere imparata. Si tratta di un’abilità presente in tutti gli esseri umani. Abbiamo a che fare con funzioni visive quasi involontarie, che funzionano indipendentemente da quelle guidate dalla consapevolezza.
Tutti gli uomini, quindi possono capire quando uno sguardo è diretto verso di loro e altrove. Ci riescono anche i bambini molto piccoli. Se ti senti osservato, allora, è perché il tuo occhio ha colto uno sguardo, anche se il tuo cervello non ha voluto dare importanza a questo stimolo.
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