Il contatto visivo suscita autocoscienza corporea negli adulti umani. Cosa vuol dire? Che c’è una ragione specifica se il contatto visivo ti mette a disagio. Ti capita mai di sentirti in imbarazzo o in ansia se qualcuno, magari uno sconosciuto, ti guarda dritto e insistentemente negli occhi?
Uno studio di alcuni ricercatori parigini ha dimostrato che la percezione di uno sguardo diretto mosso da uno sconosciuto può condurre un soggetto a maggiore autoconsapevolezza. Cioè che degli occhi indiscreti che ci fissano potrebbero spingerci a valutare con più attenzione le conseguenze delle nostre azioni pratiche ed emozioni e il nostro apparire.
Sentirci fissati ci dà fastidio. Spesso ci innervosisce. E se a fissarci è un estraneo, possiamo anche entrare in crisi. Come mai? Perché quello sguardo ci fa sentire vulnerabili, esposti, insicuri. E allo stesso tempo alza la soglia della nostra autoconsapevolezza, rendendoci note quelle emozioni che stavamo ignorando.
Dunque, il contatto visivo diretto, secondo lo psicologo Matias Baltazar, è uno stimolatore di consapevolezza. Per provarlo, il ricercatore ha chiesto a trentadue volontari di osservare una serie di immagini di situazioni positive o negative proposte in sequenza. Dopo tale osservazione, tutti i volontari hanno esposto le emozioni che provavano riguardo a ogni immagine. E per verificare l’attendibilità di tali risposte, tutti i partecipanti al test sono stati collegati a un dispositivo per misurare la conduttanza cutanea, ovvero la reazione emotiva suscitata da ogni immagine, grazie all’analisi della sudorazione delle mani.
Alcune foto sono state mostrate in successione diretta. Altre foto (sempre alternate come positive o negative) sono state affiancate, o meglio precedute, da un’altra immagine di un volto maschile o femminile. Volti che fissavano i volontari al di là dello schermo direttamente negli occhi o di traverso. Occhi che instauravano un contatto visivo diretto o distorto, a seconda dei casi. Grazie a questi stimoli, gli scienziati hanno scoperto che i soggetti si sono dimostrati più abili nel descrivere le loro reazioni fisiologiche alle foto positive o negative. In pratica, lo sguardo diretto smuove qualcosa nell’autocoscienza dei soggetti.
Secondo i ricercatori la consapevolezza corporea di un adulto diventa più acuta quando questi è allo sguardo di un altro. Il dottor Baltazar e i suoi collaboratori hanno dunque messo in luce che il disagio che proviamo quando siamo sottoposti a uno sguardo diretto non è del tutto negativo. Quello stress porta a un miglioramento delle performance connesse alla consapevolezza corporea ed emotiva.
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