Un brivido che non tutti provano, un brivido che nasce improvviso a seconda della musica che si sta ascoltando. La magia e il potere delle canzoni che ci può incantare e far sognare.
La musica è amata da molte persone e svolge un ruolo importante se si impara ad ascoltarla in un certo modo. A volte suscita emozioni forti, che possono farci cambiare l’umore della giornata.
Perché a volte ascoltare un certo tipo di musica ci fa venire i brividi? Se lo chiedono anche gli scienziati da anni e forse ora la risposta è arrivata. Uno studio di imaging cerebrale, infatti, sembrerebbe aver svelato l’arcano, stabilendo quali siano le origini dell’emozione che ci fa letteralmente rabbrividire nell’ascoltare una canzone. Una reazione che si scatena all’improvviso e che tanti di noi hanno sperimentato.
Ma perché non accade a tutti? I risultati dello studio sono ancora in via preliminare, ma si può già affermare che questo dipende dal fatto che la risposta è soggettiva. Matthew Sachs, ricercatore dell’Università della California meridionale, ha proposto un questionario online a circa 200 persone partecipanti all’esperimento, indagando sul loro rapporto con la musica. È riuscito, tra questi, a selezionare solo 10 soggetti propensi a rabbrividire ascoltando la loro canzone preferita. Poi ne ha presi altri 10, invece, che non avevano mai provato questa sensazione.
I 20 volontari prescelti sono stati invitati a recarsi al laboratorio ascoltando in cuffia la loro musica preferita. I test hanno confermato che, nonostante fossero tutti appassionati, solo alcuni sono riusciti a sentire il brivido ascoltando le canzoni. Il passaggio successivo è stato quello di sottoporli al test di imaging con tensore di diffusione (DTI).
Questa tecnica di risonanza magnetica permette di osservare come le diverse regioni cerebrali siano connesse e la qualità delle loro connessioni. Le differenze tra i due gruppi sono venute subito a galla, perché chi sentiva il brivido musicale aveva più fibre nervose che dalla corteccia uditiva portavano alla corteccia insulare anteriore (coinvolta nella processazione dei sentimenti) e alla corteccia prefrontale mediale, che monitora le emozioni dando loro un valore.
Ricerche precedenti avevano dimostrato che, quando si ascolta un pezzo particolarmente piacevole, la corteccia uditiva comunica più intensamente con le aree implicate nel riconoscimento emotivo. Ora le ricerche hanno un nuovo tassello per capire le basi neurali del nostro rapporto con la musica.
Sarebbe quindi la connettività cerebrale a determinare l’impatto emotivo. I ricercatori pensano, infatti, che sia proprio questa particolare connessione a permettere alla musica di causare una profonda risposta emotiva da parte di alcuni partecipanti all’esperimento. Un coinvolgimento fisiologico che… non è per tutti!
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