Diagnosticare il rischio di un infarto con una visita oculistica? Sì può, lo afferma un nuovo studio dell’European Society of Human Genetics, un’organizzazione senza scopo di lucro con sede a Vienna che promuove la ricerca in tutti i campi del sapere, e in particolare nella genetica.
La nuova ricerca mette in luce in che modo la combinazione di informazioni sui vasi sanguigni nella retina con i fattori clinici tradizionali possa consentire di identificare meglio la probabilità di un attacco di cuore.
In pratica, la combinazione di informazioni sul modello dei vasi sanguigni nella retina con dati genetici potrebbe portare gli specialisti a formulare una previsione accurata sul rischio di malattia coronarica (CAD) e circa il suo esito potenzialmente fatale. Parliamo dell’infarto del miocardio (IM), una grave patologia comunemente nota come attacco di cuore. Una simile scoperta potrebbe rivoluzionare la diagnostica generale. Con un semplice screening durante una visita oculistica il paziente potrebbe quindi essere informato sul rischio di subire un infarto miocardico. Basta davvero un solo esame oculistico di routine.
Si tratta ovviamente di un esame veloce e non invasivo. Ed è questo il punto più interessante della ricerca, discussa dai membri dall’European Society of Human Genetics. Come si è arrivati a un tale risultato? Dapprima i ricercatori hanno analizzato i dati di moltissime cartelle mediche. Poi hanno riscontrato che i cambiamenti nella vascolarizzazione della retina possono offrire diverse informazioni sulla salute del cuore umano.
Così i ricercatori hanno sperimentato l’imaging retinico, una tecnica come dicevamo non invasiva. Analizzando i complessi modelli di ramificazione del sistema vascolare della retina e comparandoli con i dati inclusi in una biobanca britannica (contenente informazioni su più di cinquecentomila persone), la ricerca ha offerto delle sorprendenti evidenze.
Sappiamo dunque che una particolare misura della retina, denominata dimensione frattale può offrirci indizi sulla comparsa di una malattia coronarica. Ovviamente bisogna collegare questa analisi ai dati d’insieme relativi a vari schemi di ramificazione dei vasi sanguigni. Ecco come si può predire l’arrivo del pericoloso infarto del miocardio.
Siamo quindi di fronte a un nuovo modello di valutazione che permette di classificare i soggetti umani con il maggior rischio di infarto miocardico. Ciò ci consentirà interventi più tempestivi e di mettere in campo delle terapie più funzionali. E non è poco. Dunque una visita oculistica potrà davvero salvarci la vita. Tenete conto che ogni anno in Italia circa centoventimila persone sono colpite da infarto. Di queste, più di venticinquemila muoiono prima ancora di arrivare in ospedale…
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