Negli ultimi mesi stiamo assistendo a notevoli progressi nella cura e nella prevenzione del tumore al colon retto. Negli Stati Uniti dodici pazienti con un tumore al colon-retto in stadio avanzato e con un deficit di funzionalità del sistema di riparazione del DNA sono stati guariti grazie a un nuovo promettente trattamento immunoterapico. Intanto in Italia, dei ricercatori hanno individuato una nuova strategia per trattare con l’immunoterapia i tumori metastatici più gravi al retto.
Un altro studio italiano, invece, ha rivelato come un particolare cibo in scatola potrebbe aiutare nelle prevenzione di questo tumore che nel nostro Paese colpisce ogni anno circa quarantamila pazienti.
Tumore al colon retto: un cibo in scatola ne riduce il rischio di insorgenza
Siamo abituati a demonizzare il cibo in scatola… Specie il pesce. Eppure dei ricercatori italiani hanno cercato di provare come proprio il pesce in scatola possa prevenire il tumore al colon retto. I dati sembrano davvero incoraggianti. Secondo gli scienziati coinvolti nello studio, consumare almeno due porzioni alla settimana di pesce in scatola sott’olio (pari a ottanta grammi ciascuna), per esempio tonno, porterebbe a una riduzione del 34% circa del rischio di insorgenza di tumore al colon retto.
Tale inaspettato risultato arriva da una lunga ricerca condotta dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano. In pratica, i ricercatori hanno esaminato per la prima volta l’effetto del consumo di pesce in scatola separatamente da quello di pesce fresco sul rischio di quel tipo di cancro. Di solito infatti quando si parla di prevenzione del cancro si considera il pesce senza fare distinzioni fra fresco e inscatolato. Lo studio, condotto nell’ambito delle attività dell’Italian Institute for Planetary Health (IIPH), ha coinvolto il monitoraggio di quasi duemilacinquecento pazienti affetti da cancro e più di quattromila cittadini non malati dal 1992 al 2010.
La rivalutazione del pesce in scatola
Secondo i ricercatori è dunque sbagliato demonizzare il tonno in scatola. Il prodotto, dal loro punto di vista, è ottimo. Non è alterato, è ben pulito e cucinato (di solito a vapore) e inscatolato senza conservanti.
La riduzione del rischio di insorgenza di tumore al colon retto dipenderebbe dall’azione degli acidi grassi omega-3 e da altri nutrienti presenti nel pesce stesso. E nel tonno conservato in olio extravergine di oliva, la quantità di acidi grassi essenziali cresce esponenzialmente. Così come crescono (perché meglio conservati) gli omega-3 del pesce e gli omega-6 dell’olio. Molte persone scelgono però di non mangiare mai tonno in scatola. Sono principalmente spaventate dalla presenza all’interno di questo pesce di mercurio. Ma in realtà ogni tonno è controllato, e la quantità di mercurio è sotto controllo. Nel tonno fresco, c’è molto più mercurio…