I ragazzi non dicono che hanno voglia di “baciarsi”, ma dichiarano di voler “limonare”. Il verbo in questione ha origine incerta. Tuttavia non è di sicuro un neologismo contemporaneo. Esiste da più di un secolo, ed è anche attestato in letteratura. Lo usa Carlo Emilio Gadda, che in un suo romanzo scrive: “limonai anche con una sarta qui dirimpetto…”.
Ma quali sono le vere origini di questo verbo? E perché lo usiamo per indicare i baci focosi? Che differenza c’è fra il baciare e il limonare? Forse c’entra davvero la frutta.
Le origini del verbo limonare e la questione dei baci antichi…
Secondo la Treccani, il verbo ha origine regionale. Deriva da una forma lombarda in uso già a fine Ottocento, quasi di sicuro allusiva. Il riferimento sarebbe al movimento della mano nell’azione di spremere un limone. Quindi oltre al contatto delle labbra, il limonare implicherebbe necessariamente un coinvolgimento più intimo e pressante. E il baciarsi, poi, non sarebbe il fine ultimo comunicato dal predicato. Conta anche la possibilità di scambiarsi carezze…
Altri linguisti credono che questo verbo sia connesso a un’antica abitudine dei fruttivendoli lombardi, abituati a vendere i limoni già spaccati in due. Per questo i limoni divennero sinonimo di coppia, e quindi di fidanzatini. Secondo l’Accademia della Crusca, limonare nascerebbe quindi da un detto di venditori di frutta: “Cinq ghei dü, i limonitt“, ovvero “cinque centesimi due limoni”.
E qui sarebbe nato il verbo, come declinazione regionale dell’italiano baciare. Che poi, anche baciare è un termine lombardo-veneto… Lo usa il lirico latino Catullo, in una sua nota poesia, quando parla di “basia”, baci. Ed è la prima volta che tale termine si legge in letteratura latina. I Romani conoscevano l’osculum, il bacio tra amici, e il savium, il bacio fra amanti. Mentre basium dovrebbe essere di origine celtica. Abbiamo trovato termini simili anche nei graffiti pompeiani, ma con un’altra grafia. A Pompei si parla di vasium (e infatti ancora oggi in napoletano il bacio si chiama vaso).
Baci alla francese
La seconda interpretazione dell’etimologia del verbo oggi usato da molti giovani, come abbiamo detto, richiamerebbe il movimento rotatorio che si usa per spremere il limone. Durante le effusioni amorose, tale movimento sarebbe riproposto dalla mano e dalla lingua. Quindi il nostro verbo, più che baciare, si riferirebbe al baciare alla francese, cioè con la lingua.
I milanesi doc non sono però troppo d’accordo. Per loro il termine “limone” indica un giovinetto o una ragazzina in piena esplosione ormonale. E i limonotti sono gli innamorati che si scambiano impunemente effusioni.