È amata dalla maggior parte di noi, è unica e insostituibile perché ne abbiamo una sola. Quando viene a mancare è una perdita che alcuni non superano mai. Ci nutre, ci ama in modo incondizionato e faremo sempre parte di lei.
Nella storia il suo ruolo e il suo valore si sono modificati e, nelle diverse culture, viene considerata in modo differente. Torniamo indietro nel tempo e analizziamo i dettagli di come è cambiata la connotazione del suo nome.
La sola e unica
È la nostra mamma, unica e irripetibile, indipendentemente dal tipo di rapporto che abbiamo con lei. Ma come è cambiato il suo ruolo negli anni? Quali le differenze tra le mamme del passato e quelle di oggi? Ripercorriamo insieme un po’ di storia della cosiddetta supermamma italiana, una mamma al tempo descritta come apprensiva, protettiva e anche un po’ opprimente.
La figura della madre è sempre stata esaltata nel nostro paese: nelle canzoni, nei film, nella poesia e anche nella letteratura. Per questo gli italiani vengono considerati dei mammoni, soprattutto per l’esaltazione del ruolo della mamma nel tempo. Nel passato, questo ruolo era visto in modo diverso, e la storia descrive madri di diverso tipo. Paladine della patria, assassine, educatrici. Vediamo qualche esempio di madri conosciute per le gesta dei loro pargoli:
- La mamma di Napoleone, che andò in esilio con lui sull’isola d’Elba.
- Quella di Mazzini che lo supportò nelle sue imprese politiche (a differenza del padre).
- La madre di Tiberio e Caio Sempronio Gracco, che rinunciò a risposarsi (dopo essere rimasta vedova) per seguire i figli nella loro carriera politica. Considerata come madre perfetta, a Roma venne eretta una statua in suo onore.
- Agrippina, madre di Nerone, uccisa dai sicari mandati proprio dal figlio.
A parte queste madri conosciute a causa di vicende legate ai figli, le generazioni passate vedono donne annullarsi completamente nella funzione di genitrici. Soprattutto le più povere, che mettevano al mondo un figlio all’anno perché ogni bambino era una risorsa economica per la famiglia. L’educazione, invece, spettava ai padri. La questione era diversa per gli aristocratici, dove le madri si occupavano anche di educare la prole. Le mamme, a quei tempi, erano abbastanza staccate emotivamente dai figli, che già all’età di 7-8 anni venivano considerati adulti.
I maschi italiani sono mammoni?
Durante il Risorgimento si posero le radici del rapporto viscerale che le donne italiane hanno con i loro figli. Lo scrive Marina D’Amelia, docente di Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma, nel suo libro intitolato La mamma. L’epoca delle battaglie risorgimentali e delle lotte per l’unità nazionale rappresentò il terreno sul quale si delineò la figura della mamma dedita al sacrificio e alla venerazione del figlio, naturalmente maschio.
Nell’Italia di fine Ottocento, tra le pareti domestiche e nella vita sociale, era la donna a dover tenere unita la famiglia. Questo fatto concorse a plasmare un comportamento materno quasi di possessione nei confronti dei figli. Un esempio fu la madre di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (autore del Gattopardo), Beatrice, che educò il figlio, viaggiò con lui in giro per l’Europa e gli insegnò il francese. Tanto era forte la sua influenza, che la donna riuscì anche a rovinare il matrimonio di Giuseppe con una psicoanalista tedesca.
Ma quando nacque in Italia lo stereotipo della supermamma? Questo accadde negli anni ‘20, dove il ruolo materno diventò protagonista assoluto nelle canzoni della radio. Le madri in quel periodo, come la famosissima Rosa Maltoni (mamma di Mussolini) erano delle fanatiche sostenitrici dei figli, soprattutto dei maschi. Solo passato quel periodo storico si cominciò a guardare con più ironia ai pregi e ai difetti dell‘identità nazionale, e nel 1952 venne coniata per la prima volta la parola intraducibile mammismo (nata dalla penna dello scrittore Corrado Alvaro).