Sapete cos’è un cerchio delle fate? Se non ne avete mai visto uno, non è così assurdo, dato che se ne trovano perlopiù in Africa e Oceania. Ma semmai dovesse capitarvi di trovarvene uno di fronte, attenzione a non finirci in mezzo. Secondo le leggende del popolo Himba potreste essere schiacciati da un dio o insidiati da antichi demoni…
Potremmo definire questi cerchi come aree circolari prive di vegetazione e perfettamente circondate da un anello di erba alta. Di solito del genere Stipagrostis. Tali circoli sono distribuiti in modo irregolare in Africa (dal Sahara alla Namibia meridionale, dalla Tanzania fino al Sudafrica) e in Oceania.
Il mistero del cerchio delle fate
Il cerchio delle fate non è una formazione perenne. Ha una vita biologica di una ventina d’anni circa. Ma secondo alcuni botanici, i cerchi più grandi possono vivere anche un secolo. Esistono cerchi più piccoli (dal diametro di due metri) e altri più grandi (fino a quindici metri). E di solito è raro trovare un cerchio isolato: stanno in gruppo.
Dal punto di vista scientifico, questi cerchi delle fate sono un bel mistero! Diciamo che i ricercatori che si occupano di flora africana trattano ogni cerchio delle fate come un fenomeno indefinibile e dalla causa oscura. Ormai gli scienziati se ne occupano da decenni, e ogni tanto viene fuori una nuova ipotesi scientifica. Ma finora nessuna di queste teorie ha avuto successo.
Il punto di vista del folklore
Per il folklore africano, i circoli hanno una spiegazione religiosa o spiritistica. Le tradizioni del popolo Himba (che vive nel nord della Namibia) crede che queste formazioni nascano dal passaggio degli dèi. Laddove passa lo spirito di una divinità non cresce più l’erba. E per questo è vietato entrare in quei circoli. Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche per il singolo e per la comunità. Secondo una vecchia leggenda himba, i cerchi più grandi sarebbe stati tracciati dai passi di Mukuru, l’antenato ancestrale del popolo.
Per i boscimani ogni cerchio delle fate è un luogo mistico, in cui può entrare solo uno sciamano molto potente. Tutti gli altri che vi si accostano possono impazzire o essere rapiti da spiriti malvagi. I sudanesi, invece, dicono che quei cerchi siano stati formati da geni (jinn) antichissimi, oppure da un drago (lo stesso poi sconfitto da San Giorgio). Il deserto sarebbe dunque l’effetto del suo alito velenoso sulla vegetazione.
Una proposta scientifica
Fino al 2014, il fenomeno era noto solo nelle praterie aride del deserto del Namib, in Africa meridionale (Namibia). Poi molti ecologisti hanno notato simili formazioni in più zone dell’Africa e nell’Australia occidentale. Per risolvere l’enigma gli scienziati hanno spesso chiamato in causa l’acqua.
Essendo povero d’acqua, il terreno implicherebbe una strenua competizione alla vegetazione per la propria sopravvivenza. Quindi le piante si organizzerebbero, se così si può dire, per massimizzare l’accesso a risorse scarse. In questo senso le zone sterili circolari catturerebbero l’acqua che poi scorre verso i bordi esterni dell’anello. E più acqua disponibile farebbe aumentare la biomassa e le radici, il che porterebbe poi il terreno a diventare più sciolto, quindi meno adatto a trattenere le radici stesse…