Certe volte basta davvero un’idea qualsiasi per svoltare. L’importante è crederci fino in fondo. C’è un tizio, di cui ormai parla tutto il mondo, che guadagna 18.000 dollari al mese su Spotify e AppleMusic con dei contenuti audio. Ma non ha mai suonato alcuno strumento, né scritto una nota musicale…
Todd Moore viene dalla Florida. Fino a qualche anno fa lavorava nel settore della cyber security. Poi ha mandato tutti al diavolo e si è messo a lavorare su un suo progetto. Una selezione di brani di musica particolare… Ovvero una non musica.
Nel 2019 il nostro Moore ha lanciato sui principali siti di streaming di musica un podcast chiamato “Tmsoft’s White Noise Sleep Sounds“. Ovvero rumore bianco per facilitare il sonno. Il rumore bianco e quell’interferenza statica prodotta da apparecchiature elettriche ed elettroniche in stato di massa. Per esempio la TV non sintonizzata su alcun canale. Oppure una radio che perde la propria frequenza. Se riprodotto a volumi alti e lasciando libertà di modulazione alle frequenze, il rumore bianco risulta disturbante e poco sopportabile. Se invece è gestito come un ronzio di sottofondo, con frequenze limitate e modulazioni molto lente e dilatate, può trasformarsi in un contenuto audio rilassante per la mente. E infatti la non-musica di Moore ha molto successo.
Il suo podcast riceve più di cinquantamila ascolti al giorno. La gente lo cerca per rilassarsi o addormentarsi. E in questo modo Moore guadagna un sacco di soldi. Ogni mese le piattaforme di streaming gli mandano un assegno. E lui in media si mette in tasca 18.000 dollaroni. Figuratevi, fa così tanti soldi che ha aperto una società con cinque dipendenti.
L’uomo utilizza da sempre il rumore in contesto musicale. Apparentemente, la musica è proprio il contrario del rumore, ma la sensibilità umana continua a essere attratta da tutte quelle frequenze che non sono definibili come note o armonie, e che quindi rientrano nella categoria del rumore.
E il rumore bianco è un particolare tipo di rumore che potremmo definire caratterizzato dall’assenza di periodicità nel tempo e da una costanza nell’ampiezza delle frequenze. Anche grandi musicisti classici hanno giocato con queste frequenze monolitiche e disturbanti. Lo ha fatto Beethoven in Grosse Fuge del 1825. E poi nel ‘900 moltissimi artisti di avanguardia hanno sostituito i rumori alle note. Il futurista Luigi Russolo, Erik Satie, Karlheinz Stockhausen… Tutti questi artisti, però, cercavano di disturbare l’ascoltatore. Moore invece prova a farlo addormentare. E a quanto pare ci riesce, e ci guadagna pure!
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