Magari non sai cosa c’è dentro o non ti sei mai concentrato più di tanto sul pericolo… Se mangi spesso tonno in scatola dovresti però preoccuparti su ciò che potrebbe succedere al tuo organismo.
Mangiare troppo tonno in scatola ci sottopone a un reale rischio di un’intossicazione da mercurio? Ecco come stanno davvero le cose.
Le scatolette di tonno sono comode e abbastanza economiche. Occupano poco spazio e si conservano a lungo. Ma sei cosciente di cosa succede al tuo corpo se mangi troppo tonno in scatola? E sai cosa c’è dentro quella scatola di latta? Non parliamo di allarmi basati su leggende metropolitane o luoghi comuni, ma di dati raccolti da ricerche scientifiche comprovate.
Nel tonno inscatolato si riscontrano spesso alte concentrazioni di mercurio. E a seconda di quanto tonno si mangia, i rischi per la salute possono aumentare fino a livelli critici. È noto che il consumo di pesce e crostacei rappresenti oltre il 90% dell’esposizione umana al mercurio. Particolarmente contaminato è il tonno pescato nell’Oceano Pacifico, come dimostrato da uno studio pubblicato sull’Environmental Health Perspectives.
E come fa il mercurio a contaminare i tonni? Come al solito è colpa dell’uomo, le cui attività produttive inquinano i fiumi, le falde, i laghi e, infine, gli oceani. In questo modo l’elemento pesante entra nel ciclo vitale degli organismi acquatici. In più il mercurio è prodotto anche da un agente naturale: della decomposizione del carbonio organico.
Allorquando il mercurio arriva in mare aperto, i microrganismi lo trasformano in una forma altamente tossica chiamata metilmercurio. Tale sostanza si accumula nella carne del pesce che mangiamo. Il tonno, che è uno dei pesci più voraci del mare, fa il pieno di metilmercurio. E secondo i dati raccolti dai Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), moltissimi consumatori hanno ormai sviluppato una leggera intossicazione da mercurio a causa dell’abuso di tonno in scatola.
Se le dosi aumentano si rischia un vero e proprio avvelenamento da mercurio. I sintomi di questa condizione includono prurito o sensazione di formicolio alle dita di piedi e mani. Ma anche debolezza muscolare, problemi di coordinazione, disturbi del linguaggio e dell’udito e visione periferica ridotta.
La Food & Drug Administration (FDA) e l’Environmental Protection Agency raccomandano a donne in età feconda e gestanti e a bambini sotto i dieci anni di mangiare al massimo due porzioni di pesce grosso e di crostacei ogni settimana.
Il problema maggiore, ripetiamolo, è per le donne in età feconda, incinte e in fase di allattamento. E i pesci più pericolosi sono quelli di grossa taglia, in cui il mercurio si accumula con più facilità per la biomagnificazione. Si tratta di un processo che porta i predatori ad avere concentrazioni più alte di contaminanti rispetto alle prede.
Le scatolette vendute in Italia sono in questo senso più sicure, perché generalmente contengono la specie pinna gialla (di piccola taglia), in cui i valori di metilmercurio appaiono sempre entro i limiti di legge.
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