Oggi parleremo di un riflesso naturale, che si sviluppa attraverso un’inalazione di aria e l’allungamento dei timpani, e in seguito da un’espirazione profonda. Comune a molte specie animali (inclusi uccelli e pesci!), questo riflesso è ancora oggi un bel mistero per la scienza. Esistono infatti moltissimi specialisti che ne studiano lo sviluppo, l’origine e il senso biologico, apparentemente imperscrutabile.
E sì, stiamo parlando dello sbadiglio. Quella reazione che associamo al sonno o alla noia e che giudichiamo estremamente contagiosa. Sappiamo che ha qualcosa a che fare con la stanchezza, lo stress, la pigrizia e con la fame… ma è anche uno stimolo che rappresenta un messaggio non verbale.
Il riflesso naturale che la scienza non riesce del tutto a spiegarsi
Perché sbadigliamo quando vediamo (o sentiamo) che qualcun altro sta sbadigliando? Perché questo riflesso naturale è così contagioso? Tale contagiosità non appartiene solo all’essere umano: è stata osservata anche in scimpanzé, cani, gatti, uccelli e persino rettili. Per la scienza possono esserci molteplici ragioni psicologiche che portano un individuo a sbadigliare, ma non è facile capire quale, fra queste ragioni, sia la predominante.
Dal punto di vista fisico, succede questo: i muscoli intorno alle vie aeree si allungano (compresi i muscoli della masticazione e della deglutizione). E a causa di questi forti movimenti muscolari di riposizionamento, le vie aeree si dilatano fino a tre o quattro volte la loro dimensione originale. Succede anche che il muscolo tensore del timpano nell’orecchio medio si contragga, dando origine al particolare rombo che percepiamo come un’eco proveniente dall’interno della testa. Quel rumore, in sostanza, dipende da un disturbo meccanico dell’apparato acustico e non è generato dal movimento dell’aria. C’è poi un’altra reazione accessoria: sovente lo sbadiglio si accompagna allo stiracchiamento, ovvero all’allungamento di diverse parti del corpo. Tipo braccia, collo, spalle e schiena.
Le cause del comportamento
Prendiamo ora in considerazioni le principali teorie che cercano di spiegare perché esseri umani e altri animali sbadigliano. Per alcuni biologi questo riflesso naturale sorge quando il sangue contiene quantità maggiore di anidride carbonica e per questo ha bisogno dell’afflusso di ossigeno o dell’espulsione di anidride carbonica. Quindi lo sbadiglio servirebbe a purificarsi. Ma è stato anche dimostrato che sbadigliare può ridurre l’assunzione di ossigeno rispetto alla normale respirazione… Eppure, studi più approfonditi hanno dimostrato che due o tre sbadigli in serie possono effettivamente ridurre l’anidride carbonica nel corpo.
Alcuni etologi sostengono invece che lo sbadiglio serva al corpo per svegliare i muscoli. Quando siamo assonnati o annoiati, i muscoli entrano anche loro in fase di riposo. E allora l’organismo, per tenerci vigili, ci fa sbadigliare. Lo sbadiglio contagioso permetterebbe in questo senso un allenamento o un po’ di stretching per un intero gruppo di animali. La psicologia afferma che sbadigliare aiuta ad aumentare la soglia di vigilanza di una persona. Dei neurologi hanno invece proposto che questo istinto controlli la temperatura cerebrale. Insomma, con lo sbadiglio immagazziniamo aria per mantenere il cervello freddo.
Per gli evoluzionisti, sbadigliare serve a sincronizzare l’umore negli animali gregari, un po’ come succede con l’ululato nei lupi. In pratica, è un bene che tutti i membri di un gruppo entrino in sintonia anche sul ritmo sonno-veglia, e lo sbadiglio è un buon metodo per comunicare che è tempo di riposarsi…