Grazie alle nuove tecnologie (come il Lidar) possiamo finalmente studiare cosa si nasconde sotto le impenetrabili fronde della Foresta Amazzonica. Alcuni archeologi sono riusciti a scoprire un meraviglioso paesaggio ideale di antiche città perdute…
Affascinanti scoperte dal cuore dell’Amazzonia. Un team internazionale di archeologi ha portato alla luce un’intricata rete di antiche città nella Foresta Amazzonica. Per la precisione nel territorio di Llanos de Mojos in Bolivia. Come? Utilizzando la tecnologia Lidar (Light Detection and Ranging).
Le antiche civiltà nascoste sotto la Foresta Amazzonica
A quanto pare queste antiche città furono edificate dalla cultura amerinda dei Casarabe. Tra il 500 e il 1400 d.C.. In questo territorio della Bolivia, lungo le ultime propaggini della Foresta Amazzonica, sorgevano grandi centri urbani dotati di una rete di bacini idrici. Secondo gli archeologi questi insediamenti avevano strade rialzate e grandi dogane. Vale a dire dei veri e propri posti di blocco all’entrata e all’uscita dei centri. Molte di queste città nascoste sotto la foresta si estendono per diversi ettari. E ora sappiamo che i Casarabe innalzavano grandi edifici, con strutture a U, di norma con funzione civica e religiosa. Costruirono anche immensi tumuli e piramidi coniche alte oltre venti metri.
L’archeologia cercava da decenni prove di esistenza di grandi culture amazzoniche. Di solito infatti si pensa che le società precolombiane che vivevano nella grande foresta fossero meno urbanizzate e sviluppate delle altre grandi civiltà (Inca, Maya, Araucani…). Ma ora sappiamo con certezza che in questo territorio dell’Amazzonia boliviana sorgevano immense città organizzate come grandi centri urbani. Ovviamente per gli archeologi è difficile compiere analisi dirette nella foresta, ed è per questo che è tornata utile la tecnologia lidar.
Come apparivano le città boliviane antiche
Il lidar ci ha restituito immagini di grandi terrazzamenti, piramidi, recinzioni molto estese, strade rialzate diritte e strutture monumentali. Secondo gli archeologi ci sono canali idrici lunghi centinaia di chilometri, e poi ci sono laghetti artificiali.
Ora possiamo capire anche come vivevano queste antiche civiltà. Durante la costruzione delle città, le comunità Casarabe riuscivano a cambiare il paesaggio della foresta, trasformando la giungla in terreni coltivabili. Poi hanno anche saputo creare centri urbani, ma sempre in modo sostenibile, ossia senza offendere l’unità spirituale e naturale della grande foresta.
Secondo gli archeologi, il Lidar (rilevamento e portata di luce) ha documentato ventisei siti urbanizzati in tutto. Due di questi centri sembrano di notevoli dimensioni. La scoperta mette dunque in crisi l’antica idea che l’Amazzonia sia sempre stato un luogo impenetrabile e incontaminato…