Vaiolo delle scimmie: ecco tutto ciò che devi sapere sulla nuova infezione che inquieta il mondo. Abbiamo a che fare con un virus considerato raro. Eppure si stanno registrando casi sia in Europa (Italia compresa) che negli Stati Uniti.
I virologi pensano che questo virus correlato al vaiolo si stia ormai diffondendo in Occidente indipendentemente da contagi importati. Ciò significa che potrebbe non dipendere più dal ritorno dei viaggiatori che hanno visitato Paesi in cui il virus è endemico (l’Africa centrale e occidentale).
Cosa dobbiamo sapere sul vaiolo delle scimmie?
Il vaiolo delle scimmie è un’infezione causata da un virus del vaiolo che colpisce i primati (genere Orthopoxvirus). Tale patogeno è strettamente correlato ad altri virus del vaiolo, come il vaccinia, i variola major e minor (che causano il vaiolo che abbiamo conosciuto in Europa fino a sessant’anni fa) e il virus del vaiolo bovino. Questo è quello che hanno dichiarato gli organi competenti, come il Center for Disease Control and Prevention (CDC).
In virologia si usa il nome Monkeypox. Finora tale virus aveva colpito soprattutto in Africa. Identificato per la prima volta nel 1958 nelle colonie di scimmie, nel 1970 infettò un essere umano in quella che oggi è la Repubblica Democratica del Congo. Negli anni successivi, secondo il CDC, sono emersi vari focolai di vaiolo delle scimmie nelle aree rurali dell’Africa centrale e occidentale. Si manifesta con febbre, dolori muscolari e problemi respiratori. Infine con le classiche pustole del vaiolo.
Si tratta di una malattia fatale?
Il vaiolo delle scimmie, in genere, si risolve da solo in due o massimo quattro settimane. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità può però sfociare in casi gravi. A oggi muore circa il quattro percento delle persone infette dalla malattia. Il rischio di morte è, secondo le ultime stime, più alto tra i bambini. Gli individui di età inferiore ai quarant’anni sembrano più vulnerabili all’infezione. Probabilmente perché le vaccinazioni contro il vaiolo condotte fino a una cinquantina di anni fa aiutano a proteggere dal contagio di questo nuovo patogeno.
Gli attuali casi di vaiolo delle scimmie sembrano essere correlati alla variante diffusa in Africa occidentale. Si tratta della variante meno fatale, con un tasso di mortalità di circa l’uno per cento.
Dobbiamo preoccuparci? Può scoppiare una nuova pandemia? Sembra difficile. Ma è bene trattare questi casi con serietà e bloccare subito la trasmissione. Abbiamo a che fare con un virus molto meno contagioso del Covid-19.
Ricordiamo che il vaiolo delle scimmie è una malattia zoonotica, e questo significa che di solito giunge all’uomo dal contatto con un animale (primati o roditori). Ovviamente il virus può anche diffondersi tra le persone attraverso uno stretto contatto prolungato. Parliamo di lesioni cutanee, goccioline respiratorie, fluidi corporei o materiali contaminati.