Dopo la loro introduzione, il mondo non è più stato lo stesso. Con l’arrivo delle armi da fuoco mutò la maniera di intendere e di fare la guerra e ci fu una vera e propria rivoluzione culturale. In Italia, per esempio, moltissimi intellettuali e cavalieri si opposero alla diffusione di fucili e polvere da sparo. Ma quand’era cominciata di preciso questa rivoluzione?
Per la mentalità cavalleresca, i fucili annullavano il valore e l’eroismo: erano strumenti vigliacchi, con cui uccidere un nemico anche a grande distanza e senza mettersi in gioco. Anche gli archi colpivano da lontano, ma prevedevano la destrezza del tiratore. Qui invece era tutto delegato alla polvere da sparo.
L’introduzione dell’arma da fuoco nel mondo: l’arrivo che cambiò la storia
Gli antichi conoscevano il fuoco greco, una polvere pirica che veniva sparata tramite cannoni su mura, navi ed eserciti. Per quanto riguarda la polvere da sparo, questa sostanza fu inventata e sviluppata dai cinesi a partire dal IX secolo. Arrivò in Europa due secoli più tardi, o forse tre, attraverso la mediazione degli arabi. Un Tommaso d’Aquino (parente del santo), genero di Federico II di Svevia, imparò dai saraceni l’arte della fabbricazione della polvere nera e la introdusse a Napoli intorno al 1240. Tuttavia l’arma non ebbe successo e non conobbe un utilizzo trasversale da parte degli eserciti. Esistono diversi documenti attestanti che arabi e mamelucchi utilizzassero la polvere da sparo già dal XII secolo.
Una delle prime raffigurazioni di un’arma da fuoco è una scultura proveniente da una grotta nel Sichuan, in Cina. Questa scultura risale al XII secolo e rappresenta un soldato che porta una bomba a forma di vaso, da cui fuoriescono fiamme e una palla di cannone.
Per l’introduzione vera e propria delle armi da fuoco in Italia dobbiamo aspettare il XIV secolo. Nel 1326 fucili e polvere da sparo vengono menzionati in documenti ufficiali fiorentini. A Cividale del Friuli si producevano già cannoni. Intanto, in Francia e in Germania cominciava a diffondersi un’arma chiamata schioppo: un fucile dalla bocca larga, in cui versare direttamente la polvere da sparo.
Resistenze culturali
Come anticipato, in molti in Italia osteggiarono l’introduzione delle armi da fuoco. Petrarca scrisse che tali armi dovevano essere considerate vigliacche e barbare. Nel XV secolo Ludovico Ariosto condanna il “maledetto, abominoso ordigno” che ha spazzato via per sempre la cultura cavalleresca. Altrove in Europa, non assistiamo a un’opposizione ideologica di questo tipo. Anzi: gli eserciti si specializzarono presto nell’uso di schioppi e cannoni. Ogni assedio prevedeva la presenza di schioppettieri, ossia artiglieri specializzati.
Le artiglierie cominciarono a far davvero paura con Carlo VIII, re francese. E a causa dei cannoni mutò anche il paesaggio urbano. Vennero dismessi gli antichi castelli medievali e si svilupparono le rocche. Le mura delle città si abbassarono e si inspessirono, e tutti gli eserciti cominciano a dotarsi di reparti specializzati. La vera modernità dipende anche dall’arrivo dall’Oriente di questa arma…