Le figure dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse ci sono abbastanza familiari, dato che quest’espressione è stata utilizzata più volte dalla contemporaneità, anche al di fuori del contesto religioso. I primi cristiani, tuttavia, non si riferivano a quattro individui distinti, bensì a un solo cavaliere…
Che cosa rappresentano davvero i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse? E qual è il loro vero ruolo nell’ultimo libro dei Vangeli? Partiamo col dire che queste figure non sono introdotte per la prima volta nel Nuovo Testamento. Seppur tangenzialmente i cavalieri appaiono già nell’Antico Testamento, nel Libro profetico di Zaccaria e nel Libro di Ezechiele.
Il ruolo dei quattro cavalieri in contesto veterotestamentario è di punizioni scagliate da Dio contro i peccatori e gli ingiusti. Dopodiché, la funzione di queste figure acquista maggiore profondità e cambia senso nell’ultimo libro del Nuovo Testamento: l’Apocalisse di san Giovanni.
Nell’Apocalisse leggiamo di un libro tenuto nella mano destra di Dio protetto da sette sigilli. L’Agnello di Dio (anche chiamato Leone di Giuda) apre i primi quattro dei sette sigilli. E da qui vengono fuori quattro cavalli. Il primo bianco, il secondo rosso, il terzo nero e il quarto “pallido”. I primi cristiani erano convinti che questi quattro destrieri fossero condotti da un unico cavaliere: Gesù Cristo. Prima della Riforma protestante e della famosissima xilografia di Albrecht Dürer, dunque, i commentatori del Vangelo erano certi della presenza di un solo cavaliere, di carattere positivo.
Prese poi corpo una nuova interpretazione: i cavalieri erano quattro ed esprimevano diverse funzioni. Il primo cavaliere, quello in groppa al cavallo bianco, fu interpretato a lungo come una figura positiva che rappresentava Cristo o il Vangelo. Alla fine dell’Ottocento i protestanti (soprattutto della chiesa evangelica) cominciarono a immaginare che questo primo cavaliere fosse l’Anticristo. Altri commentatori hanno immaginato che il primo cavaliere potesse rappresentare una piaga (una pestilenza), un imperatore romano o la guerra.
Dal secondo sigillo viene fuori un cavallo rosso. E anche questa figura è stata interpretata in modo diverso. L’esegesi più comune è quella del portatore di guerra civile. Il terzo cavallo, il nero, è associato al commercio, alla povertà, alla carestia. Il quarto e ultimo, il pallido, evoca la morte. San Giovanni afferma che a questi cavalieri fu data autorità su un quarto della terra, “per uccidere con la spada, la carestia e la peste e per mezzo delle bestie della terra”.
In senso escatologico i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse non possono far altro che presentarsi come precursori del Giudizio Universale. Il loro arrivo ci avvisa dell’imminente fine del mondo. Tali figure sono però mandate da Dio. Vengono a punirci o a salvarci?
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