Che cosa succede se proviamo a proiettare le antiche linee di Nazca attraverso tutta la superficie del globo terraqueo? Alcuni interpreti hanno provato a fare questo gioco e si sono trovati di fronte a qualcosa di inaspettato. Le antiche linee convergono su un antico tempio, lontano migliaia di chilometri.
Attraverso il fantasioso esercizio di proiezione teorica e geometrica, qualcuno è riuscito a far convergere le famose e misteriose linee di Nazca (in Perù) con un edificio sacro ubicato dall’altra parte del mondo.
Nazca è un altopiano desertico che si trova sulla costa meridionale del Perù, dove fino al V secolo d.C. prosperò una civiltà responsabile di opere magnifiche e misteriose. Questo popolo ha infatti dato forma alle famose linee di Nazca (anche conosciute come geoglifi di Nazca), alla città cerimoniale di Cahuachi e ai sorprendenti acquedotti sotterranei. Le linee di Nazca hanno sempre incuriosito gli appassionati di misteri. Per gli ufologi sono testimonianze di contatti fra umani e alieni. Per gli amanti dell’esoterismo sono invece simboli misteriosi dal significato ancora sconosciuto. Mai nessuno, però, aveva mai provato a proiettare oltre i loro limiti i disegni tracciati sull’altopiano peruviano.
Portando fino in fondo questo gioco, si giunge a far collimare le linee con le rovine del tempio di Angkor. Un luogo sacro cambogiano, semi occultato dalla foresta a nord del lago Tonle Sap. Parlare di tempio, però, è riduttivo. Angkor assomiglia di più a una città. Durante l’Impero Khmer, questo sito potrebbe infatti aver ospitato anche edifici residenziali e pubblici, oggi scomparsi.
C’è insomma chi sostiene che Angkor e Nazca si trovino su un piano collegato: un grande cerchio centrato a Stonehenge. Inoltre, si parla di un secondo grande cerchio che collegherebbe l’Isola di Pasqua, Giza, Machu Picchu e Mohenjo-daro. Ma che senso avrebbero tali intersezioni?
Secondo alcuni interpreti questa connessione prospettica indicherebbe una relazione fra i due lontani popoli. In pratica i Nazca (che possiamo considerare antenati degli Inca) avrebbero con i loro spettacolari geoglifi indicato la loro provenienza asiatica. A sostegno di questa suggestione, gli interpreti mettono anche in relazione il pantheon del popolo precolombiano con quello induista.
Naturalmente, suona davvero improbabile che più di millecinquecento anni fa, senza GPS, satelliti e GoogleEarth, un popolo antico potesse tracciare linee precisamente orientate a un luogo posto a ventimila chilometri. E suona ancora più inverosimile pensare che questa connessione possa essere stata ordinata o disposta dagli extraterrestri. Ma la gente è piena di fantasia, specie quella che sostiene la teoria degli antichi astronauti, e sul web c’è spazio per ogni tipo di teoria… Dal nostro punto di vista ogni occasione è buona per parlare di ciò che ci interessa. In questo caso degli affascinanti geoglifi peruviani e del magnifico tempio cambogiano, quali opere d’arte ed eccelse testimonianze culturali.
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