Alcuni scienziati francesi hanno rianimato un virus preistorico gigante, che era rimasto congelato nella tundra siberiana per più di trentamila anni. A quanto pare il virus a lungo inattivo potrebbe tornare in funzione e causare malattie nell’Artico. Con cosa abbiamo a che fare?
Mollivirus sibericum, ecco il nome del virus. Dunque un virus siberiano morbido, molto più grande dei virus a cui siamo abituati oggi e molto complesso: è composto da più di cinquecento proteine genetiche. Tanto per intenderci: il genoma del virus dell’influenza codifica solo undici proteine genetiche.
Quando pensiamo allo scioglimento dei ghiacciai, la preoccupazione è quasi sempre tesa al problema dell’innalzamento del livello del mare. Ma c’è un problema ancora più spaventoso da affrontare. I virologi sanno per esempio che con lo scioglimento del ghiaccio glaciale andiamo incontro al rilascio di microrganismi e virus che sono stati congelati e quindi dormienti per migliaia di anni.
La paura è che i virus scongelati e rianimati causeranno nuove pandemie. Quanto dobbiamo preoccuparci? Secondo alcuni virologi è improbabile che questi virus provochino epidemie o pandemie, dato che dovrebbero essere incompatibili con gli organismi viventi del presente, e quindi trovare un terreno poco fertile. Più preoccupanti in questo senso sono i batteri (antrace, peste bubbonica)… Ma per ora concentriamoci sui virus.
Vi abbiamo accennato del virus gigante di trentamila anni fa resuscitato in Siberia. Si tratta di un virus preistorico gigante. Grosso mezzo micron. Com’è risorto? Lo hanno “resuscitato” alcuni ricercatori francesi, per studiarlo. E si sono accorti che è subito ritornato attivo.
L’anno scorso, la stessa squadra di cacciatori di virus francesi che ha trovato il Mollivirus sibericum, aveva scoperto un altro ceppo virale gigante, il Pithovirus sibericum, sempre nello stesso campione di permafrost artico. Pare che nessuno dei due virus possa essere dannoso per l’uomo o per gli animali. Entrambi, infatti, sono di norma ospitati in comuni amebe del suolo.
Ad ogni modo, gli autori dello studio pubblicato negli Atti della National Academy of Science pensano sia preoccupante il fatto che due virus diversi possano essere stati facilmente rianimati dal permafrost preistorico. Il tutto, ovviamente, all’interno del contesto delle conseguenze nefaste del riscaldamento globale.
Cosa ci dice questa nuova scoperta? Ci suggerisce che i virus preistorici possono essere rimasti in vita. Intrappolati per migliaia di anni nel ghiaccio, possono tornare attivi con lo scioglimento. E non si può dunque escludere che virus antichissimi che hanno contaminato le antiche popolazioni umane siberiane possano riemergere quando gli strati di permafrost artico si scioglieranno del tutto.
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