L’ingegneria genetica ormai non conosce limiti. E in questo modo gli scienziati possono modificare le cellule umane quasi a piacimento, come dei veri e propri demiurghi. L’ultima sperimentazione prova a dotare le cellule umane di una straordinaria capacità, propria dei calamari.
Un team di scienziati potrebbe renderci una specie capace di mimetizzarci. O meglio ancora, di sfruttare l’invisibilità. Come? Rendendoci simili ai Doryteuthis opalescens. Cioè al calamaro californiano.
Il regno animale è pieno di meraviglie. E sono tantissime le capacità straordinarie di specie apparentemente comuni. Prendiamo i calamari, che in determinate condizioni riescono a rendere il loro corpo invisibile… Ebbene, alcuni ricercatori dell’Università della California sono riusciti a ricreare questa caratteristica nelle cellule umane. In pratica hanno sviluppato cellule capaci di gestire una trasparenza regolabile. Tale approccio mimetico attivo è una strategia di sopravvivenza utilizzata da molti cefalopodi. Cioè polpi, calamari e seppie.
Alcune famiglie di calamari, per esempio, riescono a rendersi invisibili grazie a cellule che cambiano il modo in cui la luce si disperde. In questo modo cambiano colore o diventano quasi del tutto trasparenti. I ricercatori americani si sono dunque concentrati su una particolare specie di calamaro chiamata Doryteuthis opalescens, che può mutare una striscia lungo il suo corpo da bianca a trasparente. Da qui l’idea di introdurre questa capacità nelle cellule umane. Si può fare? Certo, basta saper trasformare le cellule embrionali in modo da far loro esprimere un particolare gene controllato da una proteina.
La ricerca, avviata da un paio di anni, si concentra sulla progettazione e lo sviluppo di una nuova tecnica di ingegneria di sistemi e tessuti cellulari. L’obiettivo è quello di generare cellule con proprietà controllabili per la trasmissione, la riflessione e l’assorbimento della luce.
I ricercatori californiani hanno coltivato cellule renali embrionali e le hanno modificate geneticamente. Le nuove cellule dovevano infatti produrre e conservare una particolare proteina chiamata riflettina. Tale molecola è responsabile del camouflage iridescente nelle femmine del calamaro Doryteuthis opalescens. Proprio tramite questa caratteristica i calamari femmina sfuggono ai predatori modificando una striscia del loro mantello in modo da renderla trasparente o di colore bianco opaco.
Queste proteine si raccolgono in particelle all’interno delle cellule, e così alterano il modo in cui le cellule superficiali diffondono la luce. E sembra poi che questa invisibilità possa essere controllare tramite la concentrazione del cloruro di sodio. Nella loro ricerca i genetisti hanno scoperto che con livelli di sodio più elevati le cellule sembravano disperdere più luce.
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