Un sonnambulo killer? In realtà, esistono almeno una settantina di casi documentati di killer sonnambuli, ovvero di omicidi commessi da persone affette dal noto disturbo del sonno.
Il sonnambulismo è un disturbo appartenente al gruppo delle parasonnie. Secondo un recente studio circa il 3% della popolazione mondiale adulta è sonnambula.
Il killer sonnambulo
Colui che soffre di sonnambulismo è fisicamente attivo durante il sonno: può muoversi, fare cose e finanche parlare senza esserne cosciente. Può anche uccidere. La prima volta nella storia in cui si parlò di un killer sonnambulo fu nel 1846, quando l’avvocato Rufus Choate difese il suo cliente Albert Tirrell dichiarando che il suo comportamento omicida era non punibile perché inconsapevole.
Albert Jackson Tirrell era nato nel 1824, a vent’anni si era già sposato e aveva già due figli. Intratteneva anche una relazione extraconiugale con una certa Maria Bickford, una giovanissima prostituta di Boston. Dopo qualche mese di relazione con Maria, Albert lasciò la moglie e chiese alla nuova ragazza di abbandonare la sua professione. Ma Maria continuò di nascosto a frequentare bordelli.
La sera del 27 ottobre del 1845, Maria fu trovata morta in uno di questi bordelli. Qualcuno le aveva tagliato la gola. E secondo le indagini il taglio era così profondo da aver quasi staccato la testa della donna. L’arma del delitto, un rasoio, era accanto al cadavere.
Le indagini e il processo
La polizia trovò alcuni pezzi dei vestiti e un bastone. Si scoprì presto che appartenevano ad Albert Tirrell… Alcuni testimoni, poi, riferirono di averlo visto quella notte entrare e poi allontanarsi dall’edificio. Non c’era dubbio: era lui il colpevole.
Gli investigatori riuscirono ad arrestare l’uomo il 6 dicembre a New Orleans. In fretta lo riportarono a Boston per processarlo. Ma Albert si dichiarava innocente: non ricordava nulla di quella notte. La famiglia Tirrell ingaggiò uno dei più famosi avvocati della città, Rufus Choate. I giornali, intanto, già parlavano di un processo-show, poi passato alla storia come il processo della tragedia di Boston.
Le prove contro Albert erano schiaccianti e c’era un movente: secondo la ricostruzione dell’accusa, l’omicida non voleva che la compagna continuasse a prostituirsi, perciò, l’aveva ammazzata proprio sorprendendola in un bordello. Choate fece presente alla giuria che non c’era alcun testimone oculare dell’omicidio. Le persone che avevano visto Albert uscire dall’edificio non erano in grado di stabilire con certezza le azioni del suo cliente. Le prove, dunque, erano solo circostanziali.
Se omicidio c’era stato era avvenuto in stato di trance. Questa la tesi della difesa. Tirrell, infatti, soffriva di sonnambulismo. Tuttavia nella prima metà del XIX secolo gli studi sul sonnambulismo erano ancora pochi, ed era difficile per Choate dimostrare che Albert avesse alle spalle già diversi episodi di sonnambulismo (sfociati in leggere aggressioni ai danni dei familiari). Furono chiamati a testimoniare i cugini e i fratelli dell’imputato. E così Albert fu scagionato. Egli aveva sì commesso l’omicidio, ma non mentre era cosciente. Ecco dunque la storia del primo killer sonnambulo.