Le stime sono preoccupanti perché si parla di circa 560 disastri ambientali che il nostro pianeta dovrà affrontare entro il 2030. I dati sono stati pubblicati dall’Ufficio per la riduzione dei disastri e sono preoccupanti.
La previsione stima che questi eventi colpiranno soprattutto l’Asia, ma nemmeno il resto del mondo sarà esente da catastrofi naturali.
Disastri annunciati
È il Global Assessment Report 2022 dell’ONU a lanciare l’allarme, prevedendo disastri climatici sempre più violenti devastare il nostro pianeta entro i prossimi 8 anni. Secondo l’organizzazione intergovernativa, il rapido aumento della frequenza dei cataclismi può essere attribuito al cambiamento climatico e all’inadeguata gestione del rischio. Le previsioni affermano che saranno i paesi asiatici quelli più colpiti, dove la maggior parte della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Tra questi troviamo:
- Filippine.
- Bangladesh.
- Myanmar.
- India.
- Indonesia.
- Pakistan.
- Vietnam.
Sarebbero i cambiamenti climatici i maggiori colpevoli di questi disastri ambientali, soprattutto a causa delle emissioni globali medie di gas serra. Queste, infatti, hanno raggiunto i livelli più alti nella storia umana, e devono essere abbassate se si vogliono raggiungere gli obiettivi di salvaguardia dell’ambiente programmati.
Disastri che si potrebbero evitare
Il rapporto del gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’ONU afferma che senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C resterà un obiettivo fuori portata. I disastri, come già accennato, colpiranno soprattutto l’Asia, responsabile dei tassi più elevati di emissione di gas serra.
Anche durante l’ultimo incontro sull’ambiente con altri leader mondiali, Cina e India, hanno ribadito la loro intenzione di continuare a inquinare per poter produrre. Hanno accusato l’Europa di averlo fatto nel passato e quindi ora si sentono in dovere di poter fare la stessa cosa, senza probabilmente rendersi conto delle gravi conseguenze che gli aspetterà.
A confermare il rischio è anche la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, secondo cui oltre 57 milioni di persone sono state colpite da disastri climatici in Asia negli ultimi anni. Si prevede che entro il 2050, la maggioranza delle persone che vivono in aree con una probabilità di ondate mortali letali si troverà proprio nel continente asiatico.
L’Asia è in pericolo
L’Asia è la regione più esposta al rischio climatico e alla possibilità che si verifichino disastri naturali violenti. Come già detto, la Cina e l’India sono gli Stati che inquinano maggiormente quelle zone. Hanno promesso di eliminare gradualmente l’utilizzo del carbone ma molti pensano che queste siano promesse dette tanto per dire.
Nel 2019, le emissioni di gas serra della Cina avrebbero superato per la prima volta quelle dell’intero mondo, anche se Pechino ha intensificato gli sforzi per combattere il cambiamento climatico. Per fare questo, il governo cinese si sta impegnando a interrompere la costruzione di centrali a carbone fuori dai suoi confini, cercando di sostenere anche gli altri Paesi nello sviluppo di sistemi di energia rinnovabile.
Quanto all‘India, sebbene abbia fissato al 2070 l’obiettivo di zero emissioni, il colosso asiatico potrebbe veder crescere la domanda di energia a livello globale senza che nessuna area urbana abbia soddisfatto le linee guida sulla qualità dell’aria. Molti osservatori sono d’accordo sul fatto che il problema non possa essere risolto in modo univoco, perché anche i paesi sviluppati devono fare la loro parte. Finora, infatti, i fondi che i paesi ricchi avevano promesso in ambito ambientale sono rimasti sulla carta. A questo punto è necessario che ognuno faccia la sua parte: l’Asia impegnandosi a cambiare le sue regole e i paesi sviluppati a finanziarne il cambiamento!