Ci troviamo nella zona della Nubia, tra l’Egitto e il Sudan, dove per anni hanno governato faraoni neri. Qui si trovano piramidi magnifiche con annessi templi e rovine speciali. La definiscono terra dell’oro proprio grazie al patrimonio che la caratterizza.
La zona è magica e si estende da Assuan fino a Khartum, la capitale del Sudan. Comprende siti minerari e archeologici unici nel loro genere. Presa d’assalto dai cacciatori d’oro fin dai tempi più remoti, da 11 anni fa parte del patrimonio UNESCO.
La ricchezza dei faraoni neri
La dinastia dei faraoni neri sarebbe durata fino al 653 a.C. e, tramite le scoperte fatte, si sta tentando ora di ricostruire il periodo napateo e meroitico che ha caratterizzato la storia della Nubia. Quest’area è ricca di siti archeologici e monumenti, attraverso cui si ripercorrono le tracce di un’antica civiltà che fu una sorta di anello di congiunzione tra le genti del bacino Mediterraneo e quelle dell’Africa subsahariana.
La Nubia rappresenta una zona dalla storia millenaria, custode di piramidi e siti archeologici visitati da migliaia di turisti tutti gli anni. Un esempio importante è la necropoli reale di Meroe, oltre alle piramidi dei faraoni neri che svettano sulla sabbia dorata del deserto, lasciando senza fiato i visitatori. Purtroppo, alcuni siti sono stati danneggiati dalle ricerche archeologiche per trovare tesori, mentre altri si trovano in un cattivo stato di conservazione.
I faraoni neri e le testimonianze della loro esistenza
Nella zona si sono contate nel tempo quasi 200 piramidi, che hanno rappresentato la potenza e la ricchezza dei faraoni neri che la governavano in quel periodo. Oggi, come già detto in precedenza, molti reperti sono stati distrutti o manomessi, ma ce ne sono alcuni che vale ancora la pena visitare. Degno di nota è il tesoro della Candace, risalente al I sec. a.C., rinvenuto in una tomba della necropoli reale.
Kerma è, invece, uno dei campi di sepolture più antichi dell’Africa e uno dei più estesi siti archeologici della Nubia. Nel museo della città si possono, poi, ammirare le sette statue dei Faraoni Neri provenienti dal nascondiglio di Doukki Gel. La zona comprende altre città, come Naga, che conservano reperti archeologici di grande valore, come:
- La tomba del Dio Amon, con le sue sfingi dalla testa di ariete poste di fronte all’ingresso principale.
- L’edificio di Apedemak, un dio-guerriero dalla testa di leone.
- Il tempio del Leone, che si trova nella città di Musawwarat es Sufra, che racchiudeva tre templi, circondati una serie di cortili e da altre costruzioni la cui destinazione risulta tuttora sconosciuta. Questo complesso viene chiamato il Grande Recinto.
- La vasta necropoli di El-Kurru.
- L’area archeologica del Jebel Barkal, la Montagna Pura, Patrimonio dell’Umanità dal 2003 e centro spirituale del Regno di Kush, custode di templi in parte ancora inesplorati.
- Il tempio rupestre di Mut, dedicato alla compagna del Dio Amun.
Un patrimonio da salvare e valorizzare
La creazione del lago Nasser, a valle della diga eretta tra il 1959 e il 1970, mise in pericolo un gran numero di monumenti antichi situati nella regione storica della Nubia. Per salvare questo patrimonio di inestimabile valore, il governo egiziano in accordo con quello sudanese ha chiesto aiuto all’UNESCO per ottenere il sostegno finanziario e l’aiuto alla realizzazione del salvataggio dei templi della Nubia.
Ad aderire a questa iniziativa furono anche una trentina di Paesi, tra cui l’Italia, che crearono dei comitati nazionali per le operazioni sul campo, composti da ricercatori, archeologi, storici, ingegneri, architetti, disegnatori e fotografi. Oltre a mettere in salvo i templi della Nubia, vennero svolti altri interventi che permisero di terminare scavi iniziati in precedenza, e salvare un enorme patrimonio fino ad allora sconosciuto. Tra i reperti più significativi ritrovati, ricordiamo:
- Forni per la ceramica.
- Due cappelle per la preghiera.
- 169 dipinti murali.
- Un affresco, scoperto in una cattedrale, databile al VIII o al IX secolo raffigurante Sant’Anna.
- I resti della più grande chiesa della Nubia medievale, probabilmente sede di un arcivescovo che governava la gerarchia ecclesiastica su di un territorio che si estendeva su mille chilometri lungo le rive del Nilo.