Le strutture più misteriose dell’antichità boliviana: Pumapunku

In Bolivia, presso il sito archeologico di Tiahuanaco, alla fine dell’Ottocento degli archeologi scoprirono uno stranissimo complesso modulare di pietre arenarie risalente al VI secolo. Si tratta di un tumulo organizzato come una terrazza artificiale a forma di T chiamato Pumapunku. Una parola che significa “la porta del puma”.

In questo luogo sorgono le rovine della leggendaria città di Tiwanaku, un antico villaggio amerindo (popolato dai Tiahuanaco) situato sull’altipiano boliviano. Nella lingua degli aymara il toponimo Pumapunku indica una porta di accesso, consacrata a un animale totemico: il puma. Per i sostenitori della teoria degli antichi astronauti, Pumapunku non può essere stata edificata dall’uomo

La porta del puma in Bolivia (wikipedia) – curiosauro.it

I misteri di Pumapunku, la porta del puma

Potremmo definire il complesso di Pumapunku come un articolato sistema di piazze, corti e rampe centrato su un tumulo sacrificale principale. Ancora oggi gli archeologi studiano con curiosità queste rovine che esprimono una struttura davvero sofisticata dal punto di vista stilistico e ingegneristico. Siamo al cospetto di antiche pietre monumentali, alcune delle quali pesanti più di cento tonnellate. Il più grande dei blocchi è lungo quasi otto metri e largo cinque, rivela poi uno spessore di un metro e un peso di centotrenta tonnellate. Come furono spostate e issate?

Ciò che è più strano, però, è la forma di questi blocchi, che sembrano suggerire un sistema modulare. Abbiamo infatti dei blocchi a forma di H. Chiaramente destinati a interconnettersi. Poi ci sono delle sezioni perfettamente rettangolari o a forma di T. Secondo gli archeologi, tutte queste pietre formavano delle porte, a imitazione della nota Porta della Luna.

Presso questo sito dovevano esserci almeno due accessi monumentali e poi cinque porte più piccole, tutte integrate nel complesso monumentale perduto di Pumapunku. A quanto pare le pietre erano fissate con cambrette metalliche e ancora oggi rivelano una precisione di intaglio paragonabile solo ai blocchi costitutivi delle piramidi egizie. Tutti i massi presentano degli angoli retti precisissimi e scanalature strategiche per permettere degli incastri strutturali, a coda di rondine. Altri blocchi presentano decorazioni articolatissime, quasi psichedeliche.

La funzione del sito

Le H presenti sul sito archeologico boliviano (wikipedia) – curiosauro.it

Non sappiamo con certezza che cosa abbia rappresentato per la cultura tiahuanaco questo sito archeologico. Ma alcuni antropologi sono convinti che il complesso Pumapunku fosse collegato ad altri siti (come quello di Akapana, Kalasasaya, Putuni e Kerikala) in un sistema di centri rituali per gli antichi tiahuanaco. Erano dunque centri spirituali? Porte di accesso per pellegrini e iniziati, dove si compivano sacrifici rituali.

C’è chi sostiene che le porte avessero un aspetto insolito e che recassero decorazioni molto articolate perché i pellegrini dovevano perdersi in uno stato di trance. Tutti assumevano piante allucinogene, lo dimostrano vari esami dei campioni di capelli trovati del Cile settentrionale (compresi i bambini di appena un anno di età). Alcuni storici sostengono che tutte queste porte fossero in origine decorate con placche di metallo lucido, ceramiche colorate, drappeggi e pitture esotiche.

A inizio articolo parlavamo della tesi dei sostenitori della teoria degli antichi astronauti, secondo cui questo sito non è stato creato dall’uomo. In pratica, si pensa che solo gli alieni o dei giganti avrebbero potuto spostare e lavorare blocchi di pietra così grandi senza macchine industriali. Insomma, anche qui i complottisti scorgono la mano lunga degli extraterrestri… Le pietre boliviane sarebbero una prova dell’esistenza di esseri diversi da noi, vissuti o passati dalla Terra migliaia di anni fa!

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