Il Ritratto di Lecco è un disegno a sanguigna (cioè realizzato con bastoncini di ematite) su carta preparata rosata. Viene attribuito a un anonimo leonardesco, ed è databile tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. A oggi è conservato in una collezione privata in Lombardia. Nuove analisi condotte ai Raggi X hanno cercato di stabilire se il Ritratto di Lecco è un’opera di Leonardo da Vinci…
Quando alla fine del 2019 questo disegno è finito nelle mani di due collezionisti lecchesi, tutti gli storici dell’arte si sono interrogati riguardo all’autore. Chi aveva disegnato questo ritratto? Per alcuni può trattarsi di un disegno di Leonardo da Vinci. Per molti altri deve essere uno studio di qualche suo allievo o di qualche pittore influenzato dallo stile del genio da Vinci. Ora un’analisi più approfondita cerca di svelare il mistero.
Il disegno rappresenta il volto di un uomo dai capelli e dalla barba lunga, posto leggermente di tre quarti. Il tratto è abbastanza raffinato e mostra anche una leggerezza e una capacità di sfumato che fanno subito pensare a Leonardo. In più, la direzione dell’ematite è quella impressa da un mancino. E anche il nostro da Vinci lo era.
Sul retro il disegno riporta alcune scritte. Una è “Milano – XVI sec” e un’altra è “FE Salai 1511 Dino“. E una dicitura uguale la troviamo anche su un’altra importante opera attribuita a Leonardo: il Salvator Mundi. In effetti anche l’uomo ritratto potrebbe assomigliare a un Leonardo giovane. Quindi è un autoritratto. Oppure è una rappresentazione del volto di Gesù? I critici sono discordi.
Per molti, comunque, il Ritratto di Lecco non è un’opera di Leonardo, proprio perché troppo simile al famosissimo autoritratto di Torino (l’autoritratto di Leonardo da anziano). In più appare sospetta anche la dicitura “FE Salai 1511 Dino”, ossia la firma di Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì, cioè l’allievo prediletto di Leonardo da Vinci. Sembra quasi un’autenticazione messa lì per confondere i critici. Il problema è che possediamo registri delle opere di Leonardo compilati dallo stesso Salaì, il quale le sistemò alla morte dell’artista. E questo Ritratto di Lecco manca…
Il disegno è già stato sottoposto a diverse analisi, ma adesso, grazie alla Gilardoni Raggi X, si è fatto sul serio. L’azienda di Mandello del Lario (provincia di Lecco) è appunto specializzata in esami materiali ai raggi X e possiede tecnologie di ultima generazione per studi tomografici, radioscopici e ingegneristici.
Esposto ai raggi X, il Ritratto di Lecco ha espresso nuove immagini da diverse angolazioni. L’obiettivo è quello di poter ricostruire l’immagine tridimensionale e comprendere meglio la datazione di tutti gli elementi: carta, ferro, stile, tratto. Sembra comunque che il foglio sia realmente seicentesco. Quindi di sicuro appartiene all’ambito leonardesco. Resta da capire se fu realizzato proprio da Leonardo o da un suo imitatore.
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