Qualche giorno fa alcuni astronomi dell’università di Durham (Inghilterra) e dell’università di Amsterdam (Olanda) hanno annunciato la scoperta di un nuovo modello di esplosione stellare. Tali inedite deflagrazioni si chiamano micronovae. Abbiamo a che fare con esplosioni che si verificano sulla superficie di alcune particolari stelle, capaci di bruciare un’enorme quantità di materiale stellare in poche ore.
I ricercatori hanno osservato un nuovo tipo di esplosione stellare grazie al Very Large Telescope (VLT) dell’ESO (European Southern Observatory). E hanno calcolato per ogni singola esplosione una combustione di circa venti milioni di milioni di milioni di chilogrammi di materiale stellare in poche ore.
Cosa sono le micronovae?
Le micronovae (o micronove) sono eventi potentissimi confinati in strutture stellari minute. Quindi, in confronto alle esplosioni stellari conosciute come novae, sono quasi un fuoco d’artificio. Ciononostante l’energia espressa è considerevole, specie se specifichiamo che le stelle in questione (nane bianche) sono piccole quanto la Terra anche se rivelano una massa simile a quella del Sole.
Si tratta di una nuova scoperta, dato che nessuno fino a oggi aveva mai identificato questi fenomeni chiamati micronovae. E ci sono molti aspetti interessanti. Da un punto di vista termonucleare, l’esplosione esprime delle caratteristiche uniche. Le nane bianche, quasi sempre appartenenti a un sistema binario, riescono a innescare delle vere e proprie bombe a microfusione. Da ciò scaturisce l’esplosione, che dimostra circa un milionesimo della forza di un’esplosione di una nova. Ecco perché in questo caso parliamo di micronova. Ma il potere è comunque impressionante.
Come funziona l’esplosione?
Le nane bianche sono stelle morte con una massa da astro ma dalle dimensioni ridotte. Queste particolari stelle, quando fanno parte di un sistema binario, rubano idrogeno alla stella compagna, ogni volta che questa si avvicina. Tutto questo gas raggiunge la superficie incandescente della stella attrattiva e innesca una fusione. Gli atomi di idrogeno si scindono e si trasformano in elio. Nelle novae, queste esplosioni termonucleari si verificano sull’intera superficie stellare e durano per diverse settimane. Mentre nelle micronovae l’esplosione è più ridotta e veloce. Quindi la deflagrazione dura solo poche ore.
Gli astronomi, per la prima volta in assoluto, hanno assistito alla fusione dell’idrogeno di una di queste stelle e hanno capito che l’esplosione può essere localizzata. L’idrogeno combustibile viene contenuto alla base dei poli magnetici di alcune nane bianche, in modo che la fusione avvenga solo in questi punti. Il team internazionale ha studiato tre micronovae con il TESS, poi hanno zoomato su una nana bianca in particolare con lo strumento X-shooter sul VLT dell’ESO per confermare che le loro intuizioni fossero corrette.