In mare sempre meno pesci commestibili: è allarme

I cambiamenti climatici potrebbero alterare gli ecosistemi marini in modo inaspettato, tanto da modificare le interazioni tra prede e predatori oceanici. Si prevede una drastica diminuzione dei pesci commestibili!

Scatta un ulteriore allarme in tema di cambiamenti climatici: questa volta al centro dell’attenzione della ricerca scientifica ci sono gli ecosistemi marini

Estinzione dei pesci commestibili – curiosauro.it

L’estinzione dei pesci commestibili

Secondo uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Rutgers e dell’Università della Columbia britannica, il cambio del clima potrebbe alterare gli ecosistemi marini in modo inaspettato, tanto da modificare le interazioni tra prede e predatori oceanici, costretti a individuare nuove aree abitative. Il riscaldamento delle acque, infatti, potrebbe ridurre la disponibilità di specie ittiche da catturare. Le specie di grandi dimensioni potrebbero quindi sperimentare delle difficoltà nelle attività di foraggiamento

Allo stesso tempo, i pescherecci potrebbero doversi spingere in zone mai battute, e in aree geografiche nuove per soddisfare le richieste e le domande di prodotti ittici. Malin Pinsky, ricercatore, suggerisce che il numero di esemplari potrebbe risultare significativamente inferiore nei prossimi anni. Il riscaldamento ambientale e le dinamiche della rete alimentare potrebbero compromettere in modo profondo la biodiversità marina.

Estinzione dei pesci commestibili – curiosauro.it

Quanti pesci commestibili rimarranno?

A differenza di molti studi precedenti, i ricercatori canadesi hanno esaminato le interazioni trofiche che riguardano il processo di nutrimento di una specie a scapito di altre. In questo modo, è stato possibile valutare il modo in cui il cambiamento climatico influenza gli habitat in senso più ampio. 

Grazie a una serie di modelli computerizzati, gli studiosi sono riusciti a determinare anche le interazioni predatore-preda, che portano allo spostamento degli areali in modo più lento rispetto alle variazioni dovute alle differenze nella temperatura dell’acqua. Le ipotesi sul futuro dei pesci, secondo questo modello, possono essere fatte per un lasso di tempo che riguarda i prossimi 200 anni e non sono per niente rosee.

Il futuro della vita marina

Secondo gli esperti, se si continua di questo passo le specie marine saranno destinate a rimescolarsi continuamente, spostando anche i loro areali. Le previsioni, che riguardano i prossimi due secoli, dimostrano che gli animali marini resteranno indietro rispetto agli sbalzi di temperatura. Queste dinamiche si verificheranno a livello globale e non sono positive. Il riscaldamento delle acque, infatti, oltre all’impatto diretto sulle specie marine (ne diminuisce le capacità di riproduzione), ha anche un effetto indiretto.

La diminuzione di organismi come lo zooplankton, che rappresenta un nutrimento per altre specie, si risolve in un effetto-cascata negativo sul resto della catena alimentare. Inoltre, l’aumento delle temperature oceaniche e l’acidificazione degli oceani rendono più difficili i processi di calcificazione (la formazione del guscio) di alcuni organismi marini come ostriche o gamberi. Questa situazione andrà, giocoforza, ad alterare la rete alimentare marina e dunque, potenzialmente, a distruggere intere catene alimentari

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