Cresce il mercato delle automobili elettriche. Anche se in Italia, rispetto al resto d’Europa e del mondo, la svolta green va a rilento, i piani futuri prevedono che entro il 2030, tutte le nuove immatricolazioni siano solo di auto full electric. Ma c’è un problema: le colonnine non crescono quanto le auto elettriche.
Forse non siamo ancora attrezzati per una svolta green. Continuiamo a sentir ripetere a destra e a manca che le auto a zero emissioni rappresentano il futuro, ma in Italia non siamo ancora pronti ad abbandonare benzina e diesel. Il problema principale è quello della ricarica. Nel nostro Paese mancano le colonnine.
Colonnine per la ricarica delle auto elettriche, l’anomalia italiana
Al momento non ci sono ancora abbastanza colonnine per garantire la ricarica per tutte le auto elettriche immatricolate in Italia. E questo è grave. Anche se nel nostro Paese le auto full electric rappresentano meno del 5% dei veicoli in circolazione, le colonnine non bastano a caricarle tutte. A gennaio 2022, secondo le stime dei produttori, in Italia si contano quasi duecentocinquantamila veicoli elettrici marcianti. Più di centomila sono a batteria. Almeno centomila sono ibride plug-in. Ma secondo report di Motus-E, a fine 2021, in Italia si trovavano solo ventiseimila colonnine di ricarica pubbliche. Dunque, se tutti guidassimo veicoli full electric, il traffico si bloccherebbe dopo poche ore.
In Gran Bretagna c’è un problema simile. Ci sono trentamila colonnine in tutto (per sessantasette milioni di abitanti). Ma almeno lì le colonnine sono ben distribuite e tutte funzionanti. Cosa che non succede nel nostro Paese, dove si riscontra una percentuale altissima di basi di ricarica non funzionanti.
Come funziona la ricarica per le auto elettriche
Quante stazioni di ricarica di auto elettriche ci sono in Italia? Poche… Specie nel Sud del Paese queste infrastrutture sono una rarità. E molto spesso le stazioni sono costituite da un solo punto di ricarica. I punti di ricarica si sviluppano perlopiù nel settore privato e semipubblico. Le troviamo cioè in abitazioni familiari, fuori dai grandi negozi, o da certi ristoranti. Ci sono poi alberghi, banche e parcheggi aziendali che offrono questo servizio.
Ciò che è più raro incontrare sono le colonnine elettriche per il settore pubblico , che dovrebbero essere disseminate in città, fuori dalle grandi stazioni e dagli aeroporti. Questi dispositivi, installati e gestiti da fornitori di energia e gestori di rete, stanno crescendo ma appaiono ancora pochi. Secondo il Ministro della Transizione ecologica Cingolani nei prossimi anni dovrebbero essere installati altre ventimila dispositivi di ricarica.
Ma quando ci sono, queste colonnine non funzionano o funzionano male. Il problema più diffuso è quello della lentezza di ricarica. Cominciamo col dire che il tempo impiegato a caricare un’auto elettrica dipende molto da quanta energia occorre al veicolo e dalla potenza della colonnina stessa. In più, le batterie non assorbono l’energia in modo omogeneo. Di solito, raggiunto l’80%, l’immissione di energia rallenta.
In generale, un’auto con 50 kWh di batteria (come per esempio una Tesla Model 3) ci mette circa sei o sette ore a ricaricarsi con un dispositivo di ricarica da 7.4kW. Se ci troviamo di fronte a una colonnina di ricarica da 3 Kw, ci vorrà mezza giornata.
Le stazioni dovrebbero essere provviste di colonnine con una potenza minima di 22kW. In questo caso una Tesla Model 3 si ricarica in due ore. In una stazione elettrica da 350 kW, una ricarica completa si ottiene in venticinque minuti.