Il mondo condanna a piena voce l’utilizzo di armi chimiche, anche se il governo russo sembra continuare a farne uso, e non solo nella guerra contro l’Ucraina.
La prestigiosa rivista Nature ha pubblicato un paper nel quale diversi analisti del settore hanno espresso le proprie valutazioni quanto al rischio di uso di armi chimiche nella guerra in corso.
Armi chimiche senza fine
Per gli analisti della prestigiosa rivista Nature le armi chimiche hanno un’utilità limitata sul campo di battaglia. Questo soprattutto contro eserciti, come quello ucraino, dotati di dispositivi di protezione. I governi, spesso, minacciano di utilizzarle per terrorizzare l’opinione pubblica e pilotare in qualche modo le scelte politiche degli altri paesi. Putin fa ampio uso di questi proclami per raggiungere i suoi scopi! Oltre a questo, la Russia sarebbe colpevole anche di diversi avvelenamenti ai danni di personaggi conosciuti.
Nel 2018, per esempio, il Regno Unito ha accusato il governo russo di aver utilizzato la sostanza chimica Novichok, un agente nervino sviluppato durante l’Unione Sovietica, per avvelenare Sergei Skripal, un ex doppiogiochista russo. In un altro incidente di alto profilo, il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è stato avvelenato con un diverso tipo di agente Novichok nel 2020. Il Cremlino ha, ovviamente, negato il coinvolgimento in entrambi gli episodi.
La Russia ama le armi chimiche?
I due casi di avvelenamento citati in precedenza sollevano punti interrogativi sul fatto che gli elementi chimici dell’ex programma sovietico siano stati effettivamente eliminati. Si pensa, infatti, che la Russia non abbia concluso il processo di smaltimento delle armi chimiche, nonostante continui a negare le sue responsabilità in vicende che la vedono coinvolta. Un altro esempio che va ad avvalorare questa tesi, lo porta Ralf Trapp, consulente per il disarmo, che dichiara:
“Le truppe russe hanno sicuramente continuato ad usare sostanze chimiche, anche quando hanno combattuto a fianco dell’esercito siriano durante la guerra civile del 2011”.
Anche l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha confermato che l’esercito siriano ha utilizzato armi chimiche contro il suo stesso popolo. La Russia afferma di aver rispettato il trattato che vieta l’uso di sostanze chimiche in guerra. Nel 2017, infatti, è stato verificato dall’OPCW che l’ex-Unione Sovietica aveva di fatto distrutto tutte le scorie dichiarate, anche se questo non significa che non ve ne siano di nascoste.
La situazione ucraina
Se la Russia o qualsiasi altro firmatario della Convenzione utilizzasse armi chimiche, si tratterebbe di una grave violazione del diritto internazionale. Per quanto riguarda la situazione in Ucraina, alcuni analisti affermano che il governo russo non avrebbe nessuna convenienza a utilizzarne. In caso di attacco sospetto, infatti, l’OPCW sarebbe chiamato a verificare, e ancora questo non è accaduto.
Anche senza un accesso diretto alla zona di guerra, l’organizzazione potrebbe raccogliere prove grazie alle immagini satellitari e ai referti medici. L’utilizzo delle armi chimiche lascia sempre prove dietro di sé! Se gli ispettori, infatti, riuscissero ad avere un accesso diretto subito dopo un attacco, potrebbero raccogliere campioni dei sottoprodotti che gli agenti nervini lasciano nel sangue o tracce di residui nell‘ambiente.