Udite, udite, soprattutto voi che non udite troppo bene: nei prossimi mesi potrebbe comparire sul mercato un nuovo farmaco rigenerativo capace di invertire la perdita dell’udito. Dunque esiste una nuova cura per recuperare l’udito perduto?
Gli sviluppatori del nuovo farmaco sono dei ricercatori del MIT, il Massachusetts Institute of Technology. Secondo un articolo pubblicato nelle scorse settimane, pare che questi scienziati abbiano sviluppato una nuova terapia rigenerativa in grado di invertire la perdita dell’udito.
Non serviranno più apparecchi acustici o impianti cocleari. Per recuperare l’udito perduto occorreranno solo delle cellule speciali, chiamate progenitrici, con cui riattivare le cellule ciliate all’interno della coclea. Queste cellule ciliate sono molto molto importanti: sono loro a permetterci di sentire. Eppure sono anche molto delicate. Si consumano col passare del tempo, specie se esposte a rumori eccessivi, e non vengono sostituite dal corpo una volta morte. Si deteriorano anche a seguito di chemioterapie o di lunghe cure antibiotiche. Ecco perché i ricercatori del MIT si sono applicati su un nuovo metodo di rigenerazione. Riportando in vita le cellule ciliate, le persone audiolese o con problemi gravi di udito potrebbero riacquistare buona parte della facoltà dell’ascolto.
Un farmaco sviluppato dal MIT e dal Frequency Therapeutics stimola dunque la crescita delle cellule ciliate nell’orecchio interno. La pillola speciale, in realtà, non contiene altro che cellule progenitrici… Cosa sono? Potremmo definirle discendenti delle cellule staminali. Nel caso specifico le progenitrici sono state programmate per funzionare nell’orecchio interno, e dar vita alle minuscole cellule ciliate. Le strutture principali che consentono agli esseri umani di sentire.
Per ora il farmaco dovrebbe essere iniettato direttamente nell’orecchio per ricostruire queste cellule all’interno della coclea. Ma in futuro potrebbe agire anche sotto forma di una comune pillola. I test già svolti sugli esseri umani sono estremamente incoraggianti. Tutti gli esperimenti clinici hanno condotto a effetti positivi. E, fra le altre cose, il farmaco migliora anche la capacità di interpretare e distinguere le parole.
Secondo quanto riferito dalla ricerca, infatti, gli scienziati sono anche riusciti a migliorare la capacità dei partecipanti allo studio (soprattutto anziani) di percepire il parlato. La percezione del parlato è il problema principale per tutte le persone audiolese. Non si tratta tanto di poter ascoltare la musica o il canto degli uccellini, quanto di poter tornare a comunicare… E dal MIT ci informano che, già dopo una singola iniezione, diversi pazienti testati hanno mostrato miglioramenti significativi nella percezione del linguaggio.
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