Riaperta al pubblico solo l’anno scorso, la Villa d’ozio di Positano è una gemma archeologica ancora poco conosciuta. È, senza dubbio, uno sei siti archeologici campani di epoca romana più interessanti da scoprire. Una tappa imperdibile, soprattutto per chi ha già visitato Pompei ed Ercolano.
Anche la villa di Positano fu consegnata all’oblio dalle ceneri del Vesuvio, in seguito all’eruzione del 79 d.C.. E gli scavi, posti a undici metri di profondità, conservano ancora segni evidenti di quei tragici momenti. Ciononostante rivelano ancora dettagli vividi, come i colori dei preziosi affreschi.
La villa fa parte del MAR (Museo Archeologico Romano) di Positano, ossia di un complesso sotterraneo in cui sono conservati reperti eccezionali di epoca romana. Si tratta di beni rivelati al mondo da pochissimi anni, in seguito a un illuminato progetto di recupero e restauro voluto da Soprintendenza, Comune, Curia Vescovile.
Villa d’ozio era una grande e ricca villa residenziale romana. Gli scavi ne rivelano solo una parte… Gli archeologi, che sapevano da secoli della sua esistenza, la hanno scoperta sotto l’oratorio della Chiesa di Santa Maria Assunta, proprio al centro di Positano. Ciò ci permette di ammirare lo scavo negli stessi luoghi in cui si conservano gli ipogei paleocristiani e medievali della chiesa.
La villa romana è un ambiente straordinario sia per importanza archeologica che per bellezza. Il suo triclinium è praticamente intatto, e incanta con la sua pavimentazione musiva e le pitture parietali. Gli affreschi della villa mostrano colori ancora brillanti e vivi: il rosso pompeiano, in primis, e poi l’eccezionale blu egizio. Un colore delicato, ma rimasto intatto per duemila anni.
Gli storici erano consapevoli che nel I sec. a.C. l’antico territorio di Positano ospitasse una ricchissima villa romana. L’elite romana aveva edificato grandi residenze su tutto il Golfo di Napoli e la Penisola Sorrentina, con giardini e grandi balconi affrescati affacciati sul paesaggio costiero.
Il primo a scoprire la Villa d’ozio fu Karl Weber, addetto agli scavi borbonici. Lo studioso descrisse già nel 1758 la struttura degli scavi e parlò di stupendi affreschi e mosaici. Tutti questi resti erano però nascosti sotto la Chiesa madre e il campanile.
Anche lo studioso Matteo della Corte sapeva che a Positano doveva ubicarsi la villa di Posides Claudi Caesaris, ovvero del potente liberto dell’imperatore Claudio. Proprio dal nome di Posides dovrebbe quindi derivare il nome di Positano.
Sappiamo che durante l’esplosione del Vesuvio del I sec. d.C., la villa era in corso di restauro per i danni prodotti dal sisma del 62 o per un probabile passaggio di proprietà. Quasi tutti gli ambienti erano stai riaffrescati.
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