Targhe | Ecco dove e come si producono

Nel Poligrafico dello Stato, a Foggia, si stampano le targhe dei veicoli immatricolati nel nostro Paese e le carte d’identità digitali di tutti gli italiani. Un ambiente che potremmo definire off-limits, dove il lavoro è protetto dalla massima segretezza.

Come vengono realizzate le targhe delle auto? Questi oggetti di alluminio, all’apparenza semplici, richiedono una lavorazione assai complessa. Rivelano anche una cura tecnologica insospettabile.

Ecco come nascono le targhe delle auto italiane (Pixabay) – curiosauro.it

 

Ecco come vengono prodotte le targhe delle auto

Si comincia da enormi bobine di alluminio (lunghe un chilometro). Una macchina srotola il materiale e poi lo appiattisce per levigarlo. Si ottiene così un nastro sottile e continuo, che un forno preriscalda a quaranta gradi. L’alluminio accoglie su un lato una pellicola adesiva (e retroriflettente) grazie a dei sensori laser che controllano e definiscono le misure: 36 centimetri per la targa anteriore e 52 per quella posteriore. Già questa pellicola è caratterizzata da alcuni codici criptati per agevolare l’anticontraffazione.

Lo stabilimento del Poligrafico di Stato gestisce tutti questi materiali in modo autonomo e raramente delega le fasi del lavoro ad altre fabbriche. Solo la pellicola vergine viene da fuori, ma la sua produzione è regolamentata dallo Stato.

Il passaggio successivo è la stampa a caldo del simbolo della Repubblica italiana. Ed è in questo momento che la targa diventa un “valore” protetto dello Stato. Un marcatore laser inserisce sul retro dell’alluminio altri codici segreti. Una pressa imprime i caratteri in rilievo delle targhe. I caratteri sono sette e sono processati automaticamente al computer. La macchina, in linea teorica, è già pronta a stampare targhe personalizzate (come negli USA), pratica che in Italia ancora non è permessa.

Una fabbrica speciale

Una targa un po’ strana… MIAOOOOO! (wikipedia) – curiosauro.it

Le targhe sono le carte d’identità dei nostri veicoli. Sono in un certo senso pezzi unici e irripetibili. Ecco perché tutto il processo di fabbricazione nel Poligrafico è tenuto segreto o comunque è poco noto. Ma la combinazione alfanumerica dei sette caratteri basta da sola a identificare ogni nuova auto immatricolata? Quando si esauriranno le possibilità di serie? Secondo i calcoli dello Stato, per altri cinquant’anni almeno, abbiamo ancora autonomia. Insomma, i sette caratteri bastano e avanzano per tante altre combinazioni possibili.

Ogni quanto cambiano questi caratteri? L’ultima lettera muta ogni mille targhe. La penultima ogni ventiduemila targhe. La seconda lettera, più o meno, dopo la stampa di cinquecentomila targhe. E la prima scatta ogni dieci milioni e passa di nuove stampe. Cioè circa ogni quattro anni.

Vi siete mai domandati da quando esistono le targhe in Italia? Be’, le prime targhe veicolari italiane furono introdotte nel 1897. All’inizio erano di due numeri (più il nome della città), poi divennero di cinque (le prime due associate a ogni grande città). Nel 1927 Mussolini riformò la legislazione provinciale e, tra i vari mutamenti, cambiò anche l’impostazione delle targhe: per la prima volta comparvero le sigle delle città, come MI, NA, RM… Il formato che usiamo ancora oggi è stato introdotto nel 1994.

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