Kalachi, nel secolo scorso chiamata Kalachevskiy, è una cittadina rurale dell’Akmola, in Kazakistan. Nel 2014 è il paesino è stato descritto come il luogo più sonnolento del pianeta. Infatti, tutti gli abitanti rivelavano una stanchezza cronica e dormivano dovunque, pure per strada…
Secondo le autorità, quasi un quinto della popolazione di Kalachi era affetto da una stranissima sindrome del sonno. Nessuno voleva alzarsi dal letto, e in tanti si appisolavano dovunque: alla fermata del bus, nei bar, in macchina… Come era possibile?
La città che amava dormire: Kalachi
La situazione è degenerata poco dopo. La sonnolenza, infatti, stava contagiando tutti, anche i più giovani, che fino a quel momento erano sembrati immuni alla stanchezza cronica. E così il villaggio ha cominciato a spopolarsi. La gente di Kalachi affermava che il paese fosse stato colpito da un incantesimo. Il mistero di Kalachi ha attirato l’attenzione di antropologi e neurologi. All’inizio si è pensato che fosse dovuto a qualche agente patogeno o a una tossina artificiale. Qualcuno ha poi chiamato in causa una vecchia miniera di uranio. Ma nel villaggio di seicento anime non c’erano tracce di gas radon e di radiazioni. Poi qualcuno, finalmente, ha trovato una soluzione.
Nel 2018, dei ricercatori hanno voluto misurare i livelli di monossido di carbonio prodotti da una vicina miniera abbandonata. E si sono accorti che il sonno era indotto dalla caduta dei livelli di ossigeno. Ma com’era possibile che una miniera chiusa da anni potesse creare questi effetti nocivi?
La carbossiemoglobina
Il problema stava nella carbossiemoglobina (COHb), ovvero un complesso stabile formato da monossido di carbonio (CO) ed emoglobina all’interno dei globuli rossi. Quando questa sostanza si accumula nel corpo umano, il primo sintomo è un torpore diffuso. Se le concentrazioni diventano più alte si rischia uno svenimento. Nelle situazioni più gravi si entra in coma. Le principali fonti di carbossiemoglobina sono il monossido di carbonio derivante dai processi di combustione e dal fumo di sigaretta.
Dal punto di vista biologico, l’emoglobina presenta un’affinità per il CO duecento volte maggiore rispetto a quella per l’ossigeno. Quindi il sangue tende a conservare il monossido di carbonio. Negli anni, dunque, tutta la CO prodotta dalla miniera kazaka si è accumulata nel sangue degli abitanti di Kalachi formando COHb. I danni per la salute sono enormi. Dopo che il corpo si è assuefatto a tale sostanza l’emoglobina non è più in grado di captare e trasportare l’ossigeno. E ciò conduce all’ipossia anemica.
Per contrastare tale situazione bisogna utilizzare ossigeno iperbarico. Uno dei segni clinici tipici di un’intossicazione di COHb è appunto la sonnolenza. Altri caratteri distinguibili sono relativi alla colorazione rosso ciliegia assunta dalla cute. Dunque i poveri abitanti di Kalachi non erano vittime di un incantesimo né dei pigroni. Subivano le emissioni tossiche di una miniera di uranio.