Nel 2019 alcuni ricercatori scoprirono nel deserto del Sahara un’oasi preistorica ricca di misteriosi monumenti in pietra. In tutto gli studiosi hanno trovato quattrocento megaliti, simili a quelli di Stonehenge. Ci troviamo nella regione del Tifariti, nel Sahara occidentale, in un territorio di confine fra Marocco e Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi.
Secondo gli studi dei ricercatori questi monumenti dovrebbero risalire a oltre diecimila anni fa. Per il resto sappiamo pochissimo: un fitto mistero circonda questi megaliti.
Non sappiamo nulla della popolazione che li ha innalzati. E nemmeno riusciamo a immaginare il loro significato. Avevano una funzione religiosa? Erano delle installazioni astronomiche. Potrebbe anche darsi che fossero dei segnali per orientarsi… Dato che questo territorio era percorso da beduini e popolazioni nomadi, potremmo immaginare che i monumenti servissero come indicazioni. Le genti che migrarono nella regione, vedendo queste pietre, capivano di essere arrivati in un luogo fertile. Sì, fertile. La convinzione degli archeologi è che questa zona fosse un’oasi. Quindi una regione dal clima favorevole, e di sicuro non desertica come appare oggi.
Nell’area Tifariti ci sono anche altre testimonianze di una cultura neolitica molto vivace. Sono conservate grandi lastre di pietra calcare. E poi abbiamo moltissime grotte ricche di pitture rupestri dalle caratteristiche uniche.
I monumenti sono sparsi in un’area di nove chilometri quadrati. E in tutto ci sono almeno quattrocento megaliti. Un numero enorme, se confrontato con qualsiasi altro sito megalitico presente al mondo. Parlare di una Stonehenge del Sahara sarebbe quindi riduttivo. Quest’oasi di quattrocento pietre monumentali rappresentava un complesso più importante e più frequentato… Forse i dolmen fungevano da tombe. Ciò è possibile perché tutt’intorno sono stati trovati dei cumuli e dei goulet. E poi ci sono due file di rocce che corrono parallele per poi allontanarsi, il cui scopo è ancora sconosciuto. Forse si tratta di una trappola per antilopi.
Secondo Joanne Clarke, ricercatrice e studiosa di archeologia preistorica presso l’University of East Anglia, la zona doveva essere abitata da tantissime persone. Molti geologi pensano che il Sahara abbia cominciato a seccarsi verso la metà dell’Olocene, ovvero seimila anni fa. Ma in questa zona ci doveva essere ancora dell’acqua, e quindi un’oasi, abitata da molti uomini preistorici. E i monumenti in pietra sperduti nel mezzo del Sahara sono una testimonianza abbastanza chiara.
L’area di Tifariti è oggi considerata un luogo a rischio. Questo sito, che un tempo ospitava un bacino naturale, potrebbe essere spazzato via. Secondo una recente ricerca, infatti, questo complesso di monoliti potrebbe essere minacciato dall’innalzamento del mare. Il problema riguarda molti siti archeologici africani. La costa africana è ricchissima di siti storici e artistici, oggi a rischio. La causa è nota: il cambiamento climatico antropogenico. I ricercatori hanno mappato più di duecento siti che sono esposti a inondazioni o a erosioni.
Attualmente, cinquantasei siti (il 20% del totale) sono a rischio di un evento costiero estremo. Fra questi siti ci sono i megaliti del Sahara, le iconiche rovine di Tipasa (Algeria) e gli scavi del Sinai settentrionale (Egitto). Entro il 2050, il numero di siti esposti potrebbe triplicare.
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