Il telescopio spaziale Kepler ha rintracciato un esopianeta a diciassettemila anni luce di distanza dalla Terra che assomiglia in modo sorprendente a Giove! L’esopianeta, chiamato K2-2016-BLG-0005Lb, è stato osservato utilizzando un metodo all’avanguardia: il microlensing gravitazionale. Ma siamo davvero al cospetto di un gemello di Giove?
La scoperta non è di poco conto. Secondo la NASA potrebbe avere implicazioni importanti nella ricerca di vita extraterrestre. L’esopianeta simile al nostro Giove ci porta infatti a pensare che possa esserci anche un pianeta simile alla Terra lì vicino…
Il gemello di Giove
K2-2016-BLG-0005Lb si trova in un punto molto lontano dello Spazio (nella costellazione del Sagittario), almeno per quanto riguarda le osservazioni condotte da Kepler. E la cosa più interessante è che questo lontano esopianeta sembra proprio un gemello di Giove! Rivela infatti una massa simile e orbita attorno alla sua stella a una distanza simile a quella fra Giove e il Sole. I ricercatori che hanno trattato lo studio di questo esopianeta hanno pubblicato un interessante articolo sul Royal Astronomical Society.
Gli astrofisici hanno in pratica riesaminato dei vecchi dati (risalenti al 2016). E così hanno annunciato di aver trovato il “gemello” di Giove. Tutti i dati provengono dalle ricerche del telescopio Kepler, lanciato nel 2009. Da allora, e fino al 2018, Kepler è riuscito a rilevare almeno quasi tremila esopianeti. E ora K2-2016-BLG-0005Lb è diventato il pianeta più distante che Kepler abbia mai scoperto.
Il video che spiega la scoperta
Nel video qui sotto trovate un’interessante animazione del segnale catturato dalla lente gravitazionale di Kepler. Un impulso proveniente dal gemello di Giove, K2-2016-BLG-0005Lb. I ricercatori hanno animato il campo stellare locale, che compare attorno al sistema grazie all’imaging a colori reali ottenuto con il telescopio terrestre canadese-francese-hawaiano dal team K2C9-CFHT Multi-Color Microlensing Survey.
La stella indicata dalle linee rosa è animata per mostrare il segnale di ingrandimento, così come osservato da Kepler dallo Spazio. La traccia precisa di questo segnale si trova nel pannello in basso a destra. Sulla sinistra, invece, trovate il modello derivato per il segnale di lensing. In realtà, sarebbe meglio parlare di microlensing. Una tecnica di analisi che si basa sulla curvatura gravitazionale dello spazio-tempo attorno a oggetti di grandi dimensioni, come appunto i pianeti. Questa curvatura dello spazio-tempo può essere usata come una lente d’ingrandimento per scrutare (brevemente) luoghi specifici nello Spazio.
Presto il Nancy Grace Roman Space Telescope della NASA, progettato proprio per condurre indagini basate su misurazioni inerenti il microlensing gravitazionale, fornirà alla comunità astronomica dati ancora più precisi e numerosi. Ciò ci porterà alla scoperta di altri esopianeti. E magari troveremo anche una seconda Terra.